Le elezioni farsa di Putin e le reazioni del mondo

di Sara Scheda – “Un ubriaco di potere che vuole comandare per sempre”, queste le parole del capo di governo ucraino Zelenskyj, a seguito della vittoria alle elezioni russe di Vladimir Putin per il suo quinto mandato della durata di sei anni al Cremlino. Il presidente russo potrà ricandidarsi alle elezioni del 2030, anno in cui avrà 77 anni, e 30 di governo alle spalle.

Già nel 2018 era stato rieletto con una grande maggioranza, circa del 60%, ma nelle giornate tra il 15 e il 17 marzo la percentuale sembra essersi notevolmente ampliata, andando a toccare l’87%.

Ma come si sono svolte veramente le elezioni in Russia?

Boris Nadeždin, unico oppositore che si era candidato alle elezioni, era già stato respinto dalla commissione elettorale, mentre alle elezioni è stata concessa unicamente la rappresentanza ai cosiddetti “partiti di facciata”, ovvero partiti scelti da Putin stesso per mostrare un’apparente democraticità.

Secondo Joseph Borrell, rappresentante UE degli affari esteri e della politica della sicurezza, le autorità russe hanno continuato nella repressione interna, soffocando l’opposizione, i media, e qualsiasi forma di dissenso possibile, arrivando ad arrestare più di 90 civili.

Nel frattempo è ormai noto il video che ha fatto il giro del web di un soldato russo che, durante l’atto di voto di un civile, si appresta a controllare dentro il seggio (trasparente e con una tenda quasi inesistente).

Molte persone nonostante la repressione hanno partecipato al Mezzogiorno contro Putin, ovvero file di migliaia di persone si sono presentate davanti ai seggi alle ore 12 come suggerito da Navalny stesso quando era ancora in vita, e riproposto in questa tornata da sua moglie, che, da Berlino, ha votato dall’ambasciata del paese scrivendo il nome del marito, ucciso lo scorso 16 febbraio.

Secondo Leonid Volkow, braccio destro di Navalny che qualche settimana fa è stato aggredito a martellate in Lituania, si suppone da mandanti del presidente stesso, la vittoria di Putin non avrebbe niente di reale, sottolineando come il popolo russo non si riconosca nelle mani dell’oligarca, che “Non mollerà il potere finchè non sarà qualcun’altro a portarglielo via”.

La reazione dell’Occidente

Da parte di Bruxelles un accento particolare è stato posto sullo svolgimento delle elezioni nei territori ucraini temporaneamente sotto amministrazione russa, ovvero la Repubblica autonoma di Crimea, la città di Sebastopol e alcune parti delle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, ribadendo come l’UE non riconosca gli effetti delle elezioni in queste zone specifiche.

Ma sono le dichiarazioni del presidente del Consiglio Europeo Michel che preoccupano maggiormente. Infatti come ha ribadito egli stesso “Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra”, in un’ottica per cui se l’Europa non aiuterà al più presto l’Ucraina tramite un’azione diretta, sarà lei stessa a perire prossimamente. Parole che hanno certamente preoccupato la comunità europea, che ha costruito negli anni una propria visione di potenza intoccabile. Ancora: “Un’Europa più forte contribuirà anche a rafforzare l’alleanza Nato e a migliorare la nostra difesa collettiva. Possiamo essere orgogliosi dei risultati già raggiunti, ma possiamo e dobbiamo fare molto di più”.

Queste affermazioni vengono inoltre a seguito di ulteriori dichiarazioni da parte di Macron, che si era già espresso in materia, sottolineando come l’Europa non dovrebbe escludere a priori la possibilità di schierarsi in un conflitto con la Russia. Parole che sono state fortemente criticate da altri leader e ministri degli esteri di molti paesi europei, tra cui l’Italia stessa.

Meloni si è espressa chiaramente in relazione alle parole di Macron, e con lei Tajani, entrambi hanno rimproverato il presidente francese, sostenendo come sarebbe meglio che l’UE si esprimesse in maniera più coesa e unita.

Affermazione sicuramente lecita, che sarebbe bene rispettare anche in ambito nazionale, visto che il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini in riferimento alla vittoria del leader russo si sarebbe espresso con “Quando un popolo vota ha sempre ragione. Le elezioni fanno sempre bene”, recando un forte imbarazzo al Governo e al presidente del Consiglio, che ha dovuto immediatamente cercare di risanare il danno.

Le reazioni Internazionali favorevoli

A livello internazionale invece preoccupano molto anche le dichiarazioni della Cina di Xi, che si sarebbe congratulato per la vittoria del presidente, e addirittura il ministro degli esteri Lin Jian avrebbe ribadito “Cina e Russia sono i rispettivi vicini più grandi e sono partner strategici e cooperativi nella nuova era”. Parole che hanno inquietato non poco l’Occidente.

Ma continua la lista dei paesi Anti-occidente che si sarebbero congratulati con il presidente. L’India di Modi avrebbe dichiarato: “Non vediamo l’ora di lavorare insieme per rafforzare ulteriormente il collaudato partenariato strategico speciale e privilegiato tra India e Russia negli anni a venire”.

Sono da aggiungere alla lista anche Iran, Corea del Nord, Cuba, Bolivia, Venezuela, Tagikistan e Uzbekistan.

Secondo il comandante delle forze Usa nell’Indo-Pacifico, John Aquilino: “il rapporto tra Cina, Russia, Corea del Nord e Iran si sta profilando come un nascente ‘asse del male’ e “dovremmo agire di conseguenza”. Sempre seguendo le sue parole, il contesto attuale sarebbe “il più pericoloso che abbia mai visto negli ultimi 40 anni”. “Questo dovrebbe preoccupare l’intero globo”, ha aggiunto.

In conclusione

La vittoria del presidente sottolinea come la nuova era del mondo globale sia sempre più frammmentata, e in particolare come anche l’UE nonostante la paura di una minaccia comune continui ad esserlo dopo anni.

Riguardo al conflitto in Ucraina invece, in molti sostengono che ci saranno degli sviluppi decisivi quest’ estate, fino ad allora l’UE avrà margine di azione per capire come reagire: se in maniera diretta e maggiormente vigorosa seguendo la linea di Macron e Michel, o proseguendo con la linea che porta avanti dal 24 febbraio 2022.

Nel frattempo il presidente del governo ucraino, Zelensky, continua a premere sull’occidente e a chiedere un maggiore aiuto in armi, sostenendo come serva una maggiore volontà politica dell’Europa per proteggere l’Ucraina.

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