inventario n. 10013 – 08-pace/507
A cura di Beatrice Fabbian –
Nel libro “Danilo Dolci. Una rivoluzione non violenta. La vita e l’opera di un uomo di pace”, Giuseppe Barone restituisce con chiarezza e profondità il profilo umano, politico e intellettuale di uno dei maggiori esponenti del pacifismo italiano del Novecento. Conosciuto anche come il “Gandhi italiano”, Danilo Dolci ha dedicato la propria vita alla lotta contro la povertà, la mafia e l’ingiustizia sociale, promuovendo un modello di sviluppo alternativo fondato sulla nonviolenza e sull’educazione partecipata.
Il volume si apre con un excursus biografico che parte dall’esperienza di Dolci nella comunità di Nomadelfia, ispirata agli ideali cristiani degli Atti degli Apostoli. Da qui nasce la sua scelta di trasferirsi in Sicilia, a Trappeto e poi a Partinico, dove si impegna attivamente nella difesa delle popolazioni più marginalizzate.
Fin da subito Dolci intraprende azioni pacifiche e simboliche: scioperi alla rovescia, marce, digiuni collettivi. Le sue denunce contro la criminalità organizzata (emblematico il caso della denuncia al ministro Bernardo Mattarella) e contro le connivenze politiche gli costano processi e condanne, ma attirano anche l’attenzione e il sostegno di intellettuali, movimenti e associazioni, sia in Italia che all’estero.
Uno degli aspetti più originali del suo pensiero è il metodo maieutico reciproco, una pratica pedagogica ispirata a Socrate e rielaborata in chiave comunitaria. L’educazione, secondo Dolci, non è trasmissione unidirezionale di contenuti, ma dialogo, ascolto e riscoperta della propria verità interiore. Al centro, la partecipazione attiva, la riflessione condivisa e la creatività collettiva.
Negli anni Settanta, Dolci concentra l’attenzione sull’infanzia e sulla qualità dello sviluppo, visitando scuole in Italia e all’estero per proporre un’educazione a misura di bambino, basata su cooperazione, responsabilità e scoperta.
Il libro include due sezioni di grande valore: un ricordo di Luca Baranelli e un’intervista di Mao Valpiana a Dolci. Il primo mette in luce l’unicità dell’approccio umano dell’attivista, capace di trasformare persone e contesti attraverso la forza della nonviolenza. Il secondo approfondisce l’attualità del suo pensiero, il ruolo cruciale della scuola e della comunicazione, e persino il potenziale educativo della televisione, se usata con consapevolezza.
Barone analizza anche alcuni concetti chiave dell’opera dolciana, arricchendo la narrazione con estratti poetici. Tra questi spicca la distinzione tra “comunicare” e “trasmettere”: nel primo caso si tratta di un flusso unidirezionale, nel secondo di un processo di scambio e partecipazione. Viene inoltre trattata la lotta alla “criminalità di Stato”, intesa come forma di violenza sistemica che si manifesta anche attraverso l’inerzia istituzionale o modelli educativi autoritari. Un altro nodo centrale è il concetto di coscientizzazione, inteso come processo collettivo di presa di coscienza e organizzazione dal basso. Solo attraverso questa consapevolezza condivisa è possibile costruire un cambiamento duraturo.
A conclusione del libro, Barone presenta il lavoro del Centro per lo Sviluppo Creativo “Danilo Dolci”, nato per proseguire il suo impegno. L’associazione, ancora attiva, realizza progetti educativi e sociali ispirati ai suoi ideali di nonviolenza e partecipazione attiva.
Valutazione finale
Il libro di Giuseppe Barone è un’opera preziosa, non solo per chi vuole approfondire la figura di Danilo Dolci, ma anche per chi è interessato a riflettere su educazione, giustizia sociale, partecipazione civica e rivoluzione nonviolenta. L’autore riesce a condensare, in poche pagine, la profondità del pensiero e la coerenza etica di un uomo capace di coniugare utopia e azione concreta.
Tra i passaggi più significativi, l’intervista con Mao Valpiana rilancia con forza il tema dell’attualità della nonviolenza come risposta necessaria ai conflitti contemporanei.
Un libro da leggere e, perché no, utilizzare come guida per chiunque voglia cambiare il mondo, senza ricorrere alla forza.