La catena umana Perugia-Assisi

Ogni 2 anni circa viene effettuata la Marcia della Pace, Perugia-Assisi di circa 25 km. Marcia voluta dal prof. Aldo Capitini del Movimento Nonviolento e realizzata per la prima volta nel 1961. La Marcia doveva essere un momento di chiusura e di ripartenza per attività da svolgersi in tutta Italia, allo scopo di ricordare all’opinione pubblica italiana e alla politica che l’obiettivo della pace e della nonviolenza non è l’assenza di guerra, ma la costruzione di una realtà dove la libertà, la democrazia e la giustizia sociale contro le disuguaglianze, sono pratica quotidiana e dove la violenza viene ridotta ai minimi termini e si dà a tutti, attraverso la scuola e la formazione, la possibilità di imparare e sperimentare forme di gestione dei conflitti basate sui metodi ed i principi della nonviolenza.

Quest’anno, per via della situazione sanitaria legata al virus Covid-19, la Marcia è stata in forse fino all’ultimo momento e poi si è tramutata in una catena umana per congiungere Perugia ed Assisi. Solitamente dai nostri territori, grazie soprattutto all’impegno dei Centri per la Pace di Forlì e Cesena e del Centro don Tonino Bello di Faenza, partivano  7/8 pullman con 50 persone ognuno. Quest’anno, nonostante la sensibilità su questi temi sia un patrimonio consolidato, le preoccupazioni sanitarie hanno prevalso e siamo riusciti solamente a riempire un pullman, che grazie ad alcuni sponsor forlivesi, abbiamo potuto offrire gratuitamente ai partecipanti.

La giornata è iniziata con la comunicazione di un paio di disdette dell’ultima ora, alle quali abbiamo sopperito con persone che si sono aggiunte. Abbiamo scrupolosamente osservato tutte le regole e i protocolli per limitare al massimo il rischio Covid-19 e, prima volta da quando vi partecipo, il pullman è arrivato direttamente a Santa Maria degli Angeli, a 4 km di distanza da Assisi. Lì, in fila indiana e distanziati, abbiamo seguito la catena umana che partiva da Santa Maria degli Angeli e ci siamo posizionati lungo la strada, laddove la catena si interrompeva, costruendone così un ulteriore “anello” e permettendole di arrivare sino alla Basilica di San Francesco. Anche se eravamo solo una delegazione di pacifisti forlivesi, cesenati e faentini, ci siamo sentiti “importanti” nel testimoniare la volontà di pace del nostro territorio e nel voler sostenere la proposta di Legge su “Istituzioni e modalità di finanziamento del Dipartimento per la Difesa civile, non armata e nonviolenta”, nonché per istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il “Dipartimento della difesa civile, non armata e nonviolenta”, dal quale dipendano i Corpi Civili di Pace e l’Istituto di Ricerca sulla Pace e il Disarmo, onde dare concretezza ad un’alternativa alla violenza e alle armi, (pur consapevoli della disparità di risorse umane ed economiche fra chi propugna metodi nonviolenti ed il sistema militare: l’organizzazione nazionale della Marcia costa circa 220 mila euro in due anni ed impegna 10 persone, di cui 5 volontarie; un casco indossato da un pilota degli F35 costa 450 mila euro).

La manifestazione, iniziata intorno alle 11, si è conclusa alle 14. La catena umana ha avuto importanti e significativi messaggi di sostegno da parte del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la fraterna benedizione di papa Francesco. Infine la pioggia, che sembrava dovesse cadere copiosa, ha deciso di sostenere i pacifisti evitando la sua presenza nelle ore dell’evento.

Nonostante i dubbi nella fase di preparazione e della partenza, credo sia stato importante “esserci” e sarebbe necessario che il tema della pace e della nonviolenza fosse mantenuto vivo nell’agenda politica italiana, per fare sì che alla prossima marcia si possa parlare di risultati raggiunti in tema di nonviolenza, riduzione delle spese militari e costruzione operativa di alternative allo strapotere del complesso militar-industriale.

Raffaele Barbiero del Centro Pace di Forlì

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