Segnali di “dis-gelo”?

Ieri la Corea del Nord ha annunciato che invierà una delegazione di atleti che parteciperanno alle Olimpiadi invernali, che inizieranno il prossimo nove febbraio nella vicina Corea del Sud.

Potremmo quindi forse parlare di segnali di disgelo tra i due paesi? Le relazioni tra i due paesi, come ormai tutti tristemente sappiamo, sono peggiorate negli ultimi mesi in conseguenza dei test missilistici effettuati dall’apparato militare nordcoreano e delle conseguenti minacce di azioni militari e di sanzioni economiche perpetrate da Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. La decisione di inviare una delegazione di alto livello e di atleti nordcoreani è maturata dopo intensi colloqui tra i rappresentanti delle due Coree, colloqui che non avvenivano ormai dal 2015. Dopo l’intenso scambio di battute i due Paesi hanno anche deciso di riaprire la linea telefonica militare rossa e Seul ha proposto di far sfilare vicini gli atleti coreani al termine dei giochi.

Entrambi gli Stati sembrano disposti a far sì che questo sia solo il primo di molti incontri volti a ripristinare il dialogo e le “normali relazioni” tra le due parti.

Siamo quindi di fronte ad una “Tregua Olimpica”? In passato la partecipazione a competizioni internazionali di atleti appartenenti a nazioni in conflitto tra loro ha portato ad un miglioramento delle relazioni internazionali?

Il termine Tregua Olimpica fu coniato nell’antica Grecia a partire dal VII secolo A.C.: durante lo svolgimento delle Olimpiadi tutti i dissidi e le lotte, sia pubbliche che private, venivano accantonati facendo sì che i giochi si svolgessero nella più assoluta tranquillità.

La tradizione della Tregua Olimpica è stata ripresa dal barone De Coubertin  poco più di 100 anni fa, quando decise di “rispolverare” i vecchi giochi olimpici greci. Nel 1993 l’ONU ha fatto suo il concetto di “Tregua Olimpica”, proclamando le “Cento Giornate della Pace” ed invitando (nella risoluzione dell’Assemblea Generale A/RES/48,11/93) gli Stati a rispettare la tregua olimpica a partire da 7 giorni antecedenti i giochi fino ad una settimana dopo la loro conclusione.

Gli Stati hanno davvero rispettato la vecchia tradizione greca di sospendere i conflitti durante il periodo dei giochi olimpici?

La storia purtroppo ci insegna che gli Stati durante i giochi non hanno rispettato la tregua olimpica; sia durante la Prima Guerra Mondiale (1916), che durante la Seconda (1940 e 1944) le Nazioni in conflitto hanno deciso di sospendere lo svolgimento dei Giochi Olimpici piuttosto che abbassare le armi.

I giochi di Monaco e Atlanta furono purtroppo caratterizzati da attacchi terroristici; nella cittadina tedesca, durante i giochi della XX Olimpiade un gruppo di terroristi del gruppo palestinese “Settembre Nero” fece irruzione nel villaggio olimpico, nelle sedi degli atleti Israeliani, uccidendone due e prendendone nove in ostaggio, uccisi durante un raid della polizia tedesca nel tentativo di liberarli.

Nel 1996 Eric Rudolph, membro dell’associazione ultra-cristiana “Christian Identity”, fece esplodere un ordigno nel villaggio olimpico di Atlanta, uccidendo 1 persona e ferendone 111.

In Messico, dieci giorni prima delle Olimpiadi che si sarebbero svolte nella capitale, furono uccisi centinaia di protestanti che erano scesi in piazza per manifestare contro il governo. I manifestanti erano per lo più studenti e lavoratori che, sfruttando la visibilità offerta dagli imminenti Giochi Olimpici, reclamavano maggiori diritti da parte del governo federale messicano. La polizia, per ordine del Presidente federale, aprì il fuoco su circa 15000 persone riunite nella piazza de “Las Tres Culturas”  di Città del Messico uccidendone centinaia.

Il passato ci mostra come spesso sia gli Stati, che i singoli individui, non abbiano rispettato l’antica tradizione della tregua olimpica e come anzi le olimpiadi stesse siano state il teatro dove gli estremisti abbiano fatto valere, davanti a tutto il mondo, le proprie rivendicazioni.

Nonostante la storia  sia caratterizzata da esempi in cui le olimpiadi non hanno favorito la pace, probabilmente il caso delle Olimpiadi Invernali in Corea del Sud potrà assumere tinte diverse rispetto al passato. Le relazioni tra i due Paesi della penisola coreana hanno raggiunto livelli di tensione molto alti nei mesi passati, in seguito ai test missilistici e nucleari svolti dalla Corea del Nord. Ormai è una certezza che la Corea di Kim Jong si sia dotata di un apparato nucleare e missilistico in grado di minacciare la vicina Corea del Sud, il Giappone e la costa orientale degli Stati Uniti.

Un attacco preventivo da parte della coalizione guidata dal presidente americano Trump sembra ormai impossibile, perché rischierebbe di dar vita ad una guerra nucleare di proporzioni catastrofiche. Perciò l’unica via possibile, per cercare di stabilizzare la situazione internazionale nel continente asiatico, è quella di tentare un dialogo tra i paesi che possa portare ad una “normalizzazione” della situazione nell’area nippo-coreana.

I giochi olimpici invernali hanno permesso, dopo circa tre anni, ai rappresentanti delle due Coree di mettersi di nuovo seduti intorno ad un tavolo per tentare di aprire nuovamente un dialogo necessario ad evitare che le tensioni possano sfociare in tragedia.

Le olimpiadi invernali possono quindi essere l’incipit per un “dis-gelo” dei rapporti tra i due Stati?

Michael Scrima

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