QUELLO CHE CHIEDONO CITTADINI E ASSOCIAZIONI : LA REGOLARIZZAZIONE UNIVERSALE DELLE PERSONE MIGRANTI
La sanatoria, approvata dal governo e inserita nel Dl Rilancio, pur avendo alcuni aspetti positivi risulta una misura parziale, insufficiente e selettiva
Oltre 1600 Cittadini e associazioni (140), prevalentemente delle province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna, si sono mobilitati per la regolarizzazione universale delle persone migranti, presenti sul territorio nazionale in condizione di non volontaria irregolarità: una misura necessaria e non più rinviabile ispirata a giustizia, umanità, legalità, sicurezza, poiché è intollerabile che più di 600.000 persone, prive di permesso di soggiorno, siano trattate come moderni schiavi ai quali sono negati i diritti fondamentali, dalla dignità ad un lavoro regolare, non sfruttato e sottopagato, dalla casa alla tutela sanitaria. L’attuale situazione favorisce gli interessi delle mafie, dei caporali e degli imprenditori disonesti, favorisce l’evasione fiscale e contributiva, alimenta l’insicurezza, crea una diffusa illegalità. Anche sotto il profilo sanitario e della salute individuale e collettiva non è accettabile che vi siano oltre 600.000 persone a rischio di contagio, attivo e passivo. Sarebbe certamente necessario approfondire le cause profonde e strutturali di questi numeri così rilevanti: una legislazione fortemente inadeguata (è ancora in vigore la Bossi- Fini, con i suoi meccanismi infernali e impraticabili), diseguale distribuzione della ricchezza, un modello economico che sacrifica alla divinità pagana del profitto la dignità, i diritti, la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. La misura approvata dal Governo, nonostante gli evidenti sforzi di mediazione, rappresenta un compromesso al ribasso, frutto di estenuanti mediazioni politiche, lontano da una soluzione strutturale e definitiva al problema.
Vorremmo in modo oggettivo elencare gli aspetti positivi e le criticità che chiediamo siano affrontate e risolte nel fondamentale passaggio parlamentare per la conversione in legge del decreto, che rappresenta l’ultima occasione per correggere la rotta e approvare una regolarizzazione universale di tutte le persone migranti, affrontando il problema alla radice, con rigore, efficacia, umanità, giustizia e lungimiranza politica.
- ASPETTI POSITIVI:
pur con tutti i gravi ed obiettivi limiti evidenziati, il provvedimento rappresenta un piccolo passo avanti nella direzione di sottrarre almeno parte delle persone migranti al ricatto della condizione di involontaria irregolarità del soggiorno e di grave sfruttamento lavorativo. Positiva anche l’estensione dell’emersione ai lavoratori italiani assunti irregolarmente.
- ASPETTI NEGATIVI :
✔ la misura è limitata a soli 3 settori produttivi: agricoltura, assistenza alla persona e lavoro domestico. Sono esclusi altri importanti settori dove irregolarità, sfruttamento lavorativo, caporalato, evasione fiscale e contributiva sono molto diffusi: edilizia, logistica, trasporti, settore turistico-alberghiero solo per fare alcuni esempi;
✔ la procedura di emersione rischia di essere volta al solo appannaggio del datore di lavoro: rendendola un sentiero stretto e irto di ostacoli per il lavoratore non è né semplice né sicura. Temiamo si favorisca chi vuole lucrare sulla situazione di bisogno dei lavoratori sfruttati, “vendendo” contratti di lavoro a caro prezzo e passando dal mercato nero delle braccia al mercato nero dei contratti;
✔ la limitazione a soli 6 mesi della durata del permesso di soggiorno su richiesta del lavoratore, l’avere già svolto lo stesso lavoro e per di più entro un periodo di tempo stabilito arbitrariamente (il 31 ottobre 2019) sono restrizioni inaccettabili: non salveremo dai ghetti gli invisibili, che hanno sempre lavorato in nero e in condizione di grave sfruttamento e non diminuirà significativamente il numero degli irregolari.
IN GENERALE :
Sono previste due possibilità alternative, entrambe sottoposte a condizioni estremamente restrittive, che renderanno la procedura complessa, generatrice di contenzioso e, come è già avvenuto con le precedenti sanatorie, temiamo diventi terreno di speculazione per chi potrebbe vendere contratti di lavoro a caro prezzo, sempre sulla pelle dei lavoratori migranti.
SULL’ EMERSIONE:
la prima ipotesi prevede che il datore di lavoro presenti (all’Inps per i lavoratori italiani o comunitari o allo Sportello Unico Immigrazione della Prefettura per i lavoratori stranieri extra UE) una istanza per concludere un contratto di lavoro subordinato, o per dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare tuttora in corso, con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale prima dell’8 marzo 2020: l’iniziativa è dunque nelle mani del datore di lavoro e non del lavoratore, che dovrà sottostare alla volontà dello stesso soggetto, che fino ad oggi lo ha fatto lavorare in nero. È previsto il pagamento di un contributo forfettario di 400 euro.
PERMESSO TEMPORANEO PER RICERCA LAVORO:
la seconda ipotesi prevede la richiesta di un permesso di soggiorno temporaneo (della durata di soli 6 mesi dalla presentazione dell’istanza) alla Questura da parte dei cittadini stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 e non rinnovato o convertito, che possano dimostrare di avere già svolto attività di lavoro prima di tale data in uno dei 3 settori produttivi ammessi (agricoltura, assistenza alla persona, lavoro domestico). È previsto il pagamento di un contributo forfettario di 160 euro.
A FRONTE DI QUESTE PREOCCUPAZIONI CHIEDIAMO CHE IL DIBATTITO PARLAMENTARE ASSUMA LA NECESSITA’ URGENTE E NON PIU’ RINVIABILE DI UNA REGOLARIZZAZIONE UNIVERSALE DEI MIGRANTI CHE RESTITUISCA PRIMA DI TUTTO LA DIGNITA’ ALLE PERSONE.