Mugabe e Zimbabwe: una panoramica

Negli ultimi tempi il Presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha fatto parlare di sé. Tra le ultime notizie, certamente la più importante e ancora molto ombrosa è il golpe militare. Il 15 Novembre le forze armate hanno preso possesso delle televisioni locali e degli uffici del governo dichiarando che non vogliono attuare un golpe, bensì individuare i criminali intorno alla figura del Presidente per portare giustizia allo Stato che soffre a causa di questi ultimi. Mugabe e la sua famiglia sembrerebbero essere al sicuro presso la loro dimora ma comunque sotto la custodia dei militari. Nonostante lo scetticismo riguardo alla situazione delle Organizzazioni Internazionali come l’Unione Africana o Amnesty International, per ora non si hanno conferme di un vero e proprio coup d’état.

Nonostante l’attenzione internazionale mediatica sia ora concentrata sulla situazione politica dello Zimbabwe, il mese scorso l’attenzione era tutta sul Presidente.
Infatti, il 19 Ottobre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) gli aveva conferito il titolo di Ambasciatore di Buona Volontà della Organizzazione. Nel giro di 72 ore, il Presidente dell’OMS, Todros, ha ritirato il titolo con un comunicato in cui afferma di aver avuto modo di ascoltare tutte le critiche al conferimento dell’onorificenza.
Perché l’OMS ha deciso di fare un passo indietro?

Innanzitutto occorre inquadrare la figura di Robert Mugabe all’interno dello Zimbabwe. Mugabe diventa uno dei protagonisti di uno dei principali movimenti di liberazione dell’allora Rhodesia del Sud: la ZANU (Zimbabwe African National Union). Nel continente africano è spesso accaduto che il leader della lotta per la decolonizzazione sia diventato poi il leader del nuovo Stato e anche per lo Zimbabwe è stato così: nel 1980, anno dell’indipendenza, Robert Mugabe viene eletto Primo Ministro. Da quel momento, nonostante i tentativi dell’opposizione, come quelli del partito Movement for Democratic Change, Robert Mugabe non abbandonerà mai più la sua posizione di potere. Anzi, tramite una revisione della Costituzione riuscirà ad aumentare i suoi poteri e a diventare “Presidente esecutivo” ossia una carica che fonde Capo di Stato, Capo del Governo e Comandante delle Forze Armate in un’unica figura centrale.

Nel primo ventennio del suo regime si può constatare un miglioramento delle condizioni di vita e dello sviluppo, tuttavia a partire dagli anni 2000 lo Zimbabwe è entrato in un periodo di crisi economica e sociale. Al momento, infatti, l’economia del paese è praticamente di sussistenza, la disoccupazione è oltre il 75%, l’aspettativa di vita è crollata ai 59 anni. La sanità ha risentito molto della crisi: gli ospedali e gli ambulatori spesso non possiedono i medicinali di base, un terzo dei bambini al di sotto dei cinque anni è malnutrito e circa 400 persone all’anno muoiono per AIDS. La stessa OMS calcola che ogni diecimila persone ci siano 1,6 medici e 7,2 infermiere. Il sistema sanitario è collassato in maniera così spaventosa che la UNDP (United Nation Development Programme) segnalava nel 2008 che sarebbe stato necessario un investimento di almeno 5 miliardi di dollari per sanare la situazione. Lo Zimbabwe, però, è in bancarotta tanto da aver venduto una parte consistente del debito statale alla Cina e da far circolare diverse valute nel proprio Stato. Mugabe stesso ha indirettamente confermato di non fidarsi del suo sistema sanitario, facendosi visitare per una probabile cataratta a Singapore.

Dopo aver analizzato brevemente e sommariamente la figura del Presidente e la situazione dello Stato, viene normale chiedersi come Mugabe possa essere stato scelto dell’OMS. L’unica ragione data dall’OMS è che lo Zimbabwe si sta concentrando sullo sviluppo di una sanità accessibile a tutta la popolazione, tuttavia l’Organizzazione non ha dato maggiori spiegazioni sui motivi del conferimento.

Eleonora Cricco

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