Jacinda Ardern è, dal 26 ottobre 2017, la seconda più giovane prima ministra neozelandese. In solo due settimane di campagna elettorale la trentasettenne ha prevalso sul National Party, portando alla vittoria il partito laburista dopo nove anni di opposizione e andando a creare un governo di coalizione appoggiato sia dai “Verdi” che dal New Zeland First.
La Ardern, che ha saputo conquistare un seguito trasversale con la sua proposta politica a favore di donne, studenti e bambini, racconta di essere una progressista, repubblicana e femminista; non a caso ha espresso con orgoglio la sua ammirazione per Helen Clarke, l’ex premier della Nuova Zelanda, descritta come “un’eroina politica”. Nel 2008, nel suo discorso inaugurale, ha affermato di supportare il dispiegamento del “welfare state” ribadendo il suo appoggio ai sindacati. Ha inoltre criticato le proposte del partito di opposizione con riguardo alla tassazione e agli introiti fiscali, additando il capitalismo come uno “spudorato fallimento” che non ha saputo prevenire i problemi sociali nello Stato.
Nel 2013 vota a favore dell’emendamento che prevede matrimoni tra persone dello stesso sesso e, di conseguenza, decide di lasciare la chiesa mormone, che frequentava fin dall’infanzia con la famiglia e che, a suo dire, con la sua dottrina cieca andava a discriminare gli omosessuali. Per quanto riguarda le comunità indigene, afferma che il mantenimento o l’abolizione dell’elettorato maori dovrebbe essere deciso dai maori stessi e infine si batte, tutt’oggi, affinché il “Te Reo”(idioma di queste popolazioni) possa essere insegnata a scuola. Un altro argomento dibattuto è stato quello del cambiamento climatico, descritto come un vero e proprio fenomeno sociale e una delle piaghe di questa generazione: infatti, la Ardern vorrebbe l’emanazione di una legge in cui venga sancita la riduzione delle emissioni di carbonio.
Determinata e capace di mobilitare l’elettorato con le sue proposte allettanti, la giovane donna ha portato una ventata di freschezza alla comunità politica neozelandese che spesso rimane ancorata nel suo isolamento d’oltreoceano.
Ancora una volta la Nuova Zelanda ha riconosciuto il primato e l’importanza delle donne in ambito sociale, come accadde nel lontano 1893, quando si decise che il voto era un diritto di tutti i cittadini, a prescindere dal loro sesso.
Camilla Cazzato