Oggi Martedì 19 Dicembre alla Sala San Luigi – Via Luigi Nanni, 14 alle ore 21.00 avrà luogo uno spettacolo teatrale e musicale in occasione dell’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e in memoria di Steve Biko, in collaborazione con l’Accademia InArte.
Cos’è la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani?
Il 10 Dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, un documento che riveste un’importanza storica fondamentale, in quanto rappresenta la prima testimonianza della volontà della comunità internazionale di riconoscere universalmente i diritti che spettano a ciascun essere umano. La Dichiarazione nasce in risposta agli atroci crimini contro l’umanità commessi durante la Seconda Guerra Mondiale. “Mai più” era infatti lo slogan: si cercava la massima garanzia che la pace e i diritti dei popoli sarebbero stati d’ora in avanti rispettati.
Per la stesura del testo si è fatto riferimento ai più alti valori etici classico-europei e a documenti storici fondanti, dal Bill of Rights, alla Dichiarazione d’Indipendenza statunitense, ma soprattutto alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino nata dalla Rivoluzione Francese. Il documento della Dichiarazione è composto da un preambolo e da 30 articoli, che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona, ed è oggi tradotta in più di 360 lingue.
Inoltre le norme sono ormai considerate, dal punto di vista sostanziale, come principi generali del diritto internazionale e come tali vincolanti per tutti i soggetti di tale ordinamento.
Dal 1950, ogni 10 Dicembre viene celebrata la Giornata mondiale dei Diritti Umani, durante la quale vengono tradizionalmente attribuiti i due più importanti riconoscimenti in materia, ovvero il quinquennale premio delle Nazioni Unite per i diritti umani, assegnato a New York, ed il premio Nobel per la Pace ad Oslo, quest’anno assegnato ad ICAN, la campagna internazionale contro le armi nucleari. Oltre a questi premi, molte altre organizzazioni internazionali, non governative, civili ed umanitarie scelgono questa giornata per eventi significativi.
La Dichiarazione dei diritti umani è la base di molte delle conquiste civili della seconda metà del XX secolo. In ambito europeo costituisce infatti una fonte di ispirazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, confluita poi nella Costituzione europea.
Chi è Steve Biko?
Biko, insieme a Nelson Mandela, è il simbolo della lotta all’apartheid in Sudafrica. Fin da giovanissimo mostrò la sua propensione all’attivismo contro l’apartheid. All’ università fondò la South African Students Organisation, un’associazione per studenti nata per appoggiare la protesta dei neri che subivano la segregazione razziale, che poi sfociò nel “Black Consciousness Movement”, uno dei più importanti movimenti anti-apartheid. Biko e il Black Consciousness Movement ebbero un ruolo fondamentale nell’organizzazione delle proteste di Soweto nel 1976, in cui centinaia di manifestanti morirono massacrati dalla polizia. In seguito a quelle proteste la polizia iniziò a tenere sempre più sotto controllo Stephen Biko, ritenendolo l’organizzatore delle manifestazioni anti-apartheid. Nell’ agosto del 1977 Biko venne arrestato ad un posto di blocco e portato nella prigione della stazione di polizia di Port Elizabeth, dove fu interrogato per 22 ore consecutive e torturato. Le torture provocarono a Biko una ferita alla testa e andò in coma. L’11 settembre la polizia lo trasportò nudo e ammanettato a Pretoria, dove la prigione disponeva di un medico. Biko però morì poche ore dopo il suo arrivo, il 12 settembre del 1977. La polizia sostenne che la morte fosse dovuta a un prolungato sciopero della fame, ma un’autopsia rivelò che oltre a diverse ferite su tutto il corpo Biko aveva subito un’emorragia cerebrale in seguito a un colpo ricevuto. Biko dedicò la vita alla lotta all’apartheid e al raggiungimento dell’uguaglianza tra bianchi e neri.
Nelson Mandela dopo la sua morte disse : ” Hanno dovuto ucciderlo per prolungare la vita dell’apartheid”.
Bianca Panichi