Cambiamenti climatici: cosa stiamo facendo al nostro pianeta?

Ciao a tutti amici della Pace!

Sul Web circolano sempre più spesso immagini toccanti e scioccanti, provenienti da tutto il globo e che non avremmo mai voluto (e dovuto) vedere: si tratta di foto di pinguini e uccelli intrisi di petrolio, di bambini che nuotano in mezzo ai rifiuti, di tartarughe cresciute deformi a causa di oggetti nei quali si sono imbattute in mare; e ancora panorami che non vorremmo vedere, distese di rifiuti e sullo sfondo canne fumarie che eruttano nell’aria fumi neri tossici.

Ormai gli appelli delle varie associazioni ambientaliste e dei professionisti del settore non sono solo una triste e lontana distopia, ma numeri e fatti tangibili, che si stanno già ripercuotendo sulle nostre vite influenzandole negativamente.

Cosa si può fare e cosa si sta già facendo per evitare il precipizio assoluto?

Ad esempio l’utilizzo delle energie rinnovabili: in Portogallo è già una realtà che sta prendendo piede e con risultati sorprendenti. Ci sono stati periodi in cui l’energia prodotta è stata maggiore del fabbisogno dell’intero paese! Inoltre, dato non meno importante, sono state evitate 1,8 milioni di tonnellate di emissioni di CO2.

Questi risultati confermano e dimostrano con i fatti la sicurezza e l’affidabilità dell’uso delle energie rinnovabili per la produzione di energia elettrica.

L’energia idroelettrica ed eolica usate in Portogallo sono impiegate anche in Italia, ma con risultati molto differenti. Non sarebbe ora di applicare politiche serie e finanziamenti per rendere questo tipo di energie l’unica soluzione possibile?

Come è evidente l’uso massiccio della plastica (siamo nell’era dell’usa e getta baby!) e quindi il petrolio e i suoi derivati, stanno rovinando e annullando interi ecosistemi vegetali e animali.

Sono molte le start up e le aziende al mondo (per fortuna) che stanno creando o progettando la produzione di materiali naturali a impatto zero, che andrebbero a sostituire la plastica; una di queste ad esempio è la Leaf Republic, start up di Monaco che produce piatti e bicchieri con foglie di palma cucite tra loro. Purtroppo però, i prezzi di queste alternative virtuose sono ancora alti, per proporli ad un pubblico vasto.  Allora cosa si può fare qui e subito? Una buona notizia è arrivata pochi mesi fa e riguarda una direttiva dell’Unione Europea che già dal 2019 vieta l’uso e la produzione di piatti, bicchieri, cannucce e cottonfioc ritenuti altamente inquinanti (sia per quanto riguarda il processo di produzione, sia perché sono tra i rifiuti che impiegano più tempo a decomporsi, sia perché creano enormi danni all’ecosistema).

Noi possiamo iniziare a prediligere contenitori, bric, termos, sacchetti ecologici e riutilizzabili, in modo da ridurre drasticamente l’impatto ambientale derivante dall’uso dei suddetti prodotti.

Anche i nostri acquisti possono fare la differenza, ad esempio possiamo prediligere l’acquisto di frutta e verdura priva di packaging (in merito c’è un’iniziativa promossa da varie associazioni in Italia e Spagna che porta l’hashtag #svestilafrutta per promuovere e sensibilizzare l’acquisto e la vendita di frutta e verdura non confezionata, anche perché queste con la propria buccia hanno già un packaging naturale!) In Europa stanno nascendo già delle realtà plastic free, supermercati che hanno almeno un reparto che non ha al suo interno confezioni inutili o solo quelle realizzate con materiali ecosostenibili.

L’altra realtà da combattere è l’inquinamento, che sta raggiungendo livelli altissimi in Italia come in tutti i paesi industrializzati. Non serve una sola giornata car free, come alcune amministrazioni impongono. Lo sforzo è minimo e porta di conseguenza a minimi e temporanei miglioramenti.

Oslo, come altre città europee, propone per il suo centro l’uso della bici, limitando fortemente l’uso dell’auto. Dal 2019 però potrebbe diventare la prima città col divieto assoluto di transito delle auto nel centro della città, anche quelle elettriche e ibride. Per farlo sta pensando di eliminare tutte le aree parcheggi  e trasformarle in ristoranti o aree ricreative (ah come sarebbe bello vederlo realizzare anche nei centri delle nostre care città italiane!).Per soppesare alla mancanza d’auto si potenzierà il servizio pubblico, saranno create nuove piste ciclabili e saranno promossi incentivi per l’acquisto di bici elettriche.

Un metodo da poter applicare anche nelle nostre case e negli uffici per ridurre l’inquinamento può essere quello di utilizzare piante per filtrare l’aria e pulirla. La Nasa ha studiato e adottato delle piante deputate a fare questo, ve ne elenco alcune:

  • Palma di datteri nana
  • Palma di bambù
  • Fico beniamino
  • Gerbera Janesonii
  • Tronchetto della felicità
  • Edera comune

queste piante possono eliminare sostanze tossiche presenti negli ambienti in cui viviamo o lavoriamo, come il trichloretilene, benzene, ammoniaca e formaldeide che se inalate per lunghi periodi possono provocare sintomi come nausea, vomito, irritazione  a gola e occhi ecc.

L’ennesima questione che impone una soluzione immediata è l’acqua; questa non è illimitata, è molto sprecata e purtroppo è insufficiente o mancante del tutto in molte zone del mondo.

In proposito la start up Zero Mass Water ha ideato dei pannelli solari che raccolgono, sterilizzano e mineralizzano l’acqua ricavata dal vapore acqueo presente nell’aria. I pannelli sono già presenti in Cile, Perù, Stati Uniti, Australia e Giordania, possono essere istallati in qualsiasi luogo del mondo dal più al meno arido, perché l’unica cosa di cui necessitano è la luce solare. Questi pannelli possono produrre dai 2 ai 5 litri d’acqua al giorno, che viene raccolta in un serbatoio e tramite un sistema di tubature arrivare direttamente nel lavandino di casa o di una scuola. L’altro lato positivo è che la manutenzione non prevede costi esorbitanti, ma solo la sostituzione ogni anno del filtro (che ha dei costi minimi).

Purtroppo non si può esaurire in un unico articolo un argomento vasto quanto quello dell’ambiente e di tutto quello che concerne quest’ambito, ma ho voluto far capire che migliorare si può, invertire la rotta anche.

Perchè se ci prendiamo cura della terra, in fondo è come se ci prendessimo cura di noi stessi.

 

Sara C. Coppola

 

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