Il reporter Pasquale Pugliese, nel suo blog “Disarmato”, sviluppa e porta avanti giornalmente un curioso e, per certi aspetti, nuovo campo di ricerca: più precisamente, dal mese di Marzo in poi, appunta nella sua pagina Facebook pensieri, osservazioni, constatazioni, inerenti all’attuale situazione emergenziale, dovuta al Covid-19, proprio “come se fosse un taccuino personale”. Il quadro che ne esce fuori fa senz’altro riflettere: in alcuni casi, perché no, ci dà la speranza di poter tornare a vedere la luce alla fine di questo infinito e inaspettato tunnel, in altri ancora, sottolinea i più evidenti controsensi del nostro pianeta.
L’autore dell’articolo si concentra soprattutto sulla questione armamenti; all’inizio di Aprile esordisce con la frase: “armati fino ai denti, ma totalmente indifesi”, riferendosi agli USA, citando la notizia della portaerei Roosevelt, che sta vivendo un grosso momento di difficoltà. All’interno della struttura vi sono circa un centinaio di marinai contagiati dal Coronavirus, i quali, tuttavia, non hanno la possibilità di scendere, poiché potrebbero diffondere velocemente l’epidemia in uno dei Paesi più avanzati al mondo, che però nel 2020, non ha ancora, nemmeno di fronte a una pandemia globale annunciata dall’OMS, un sistema sanitario pubblico e universale. Investire milioni e milioni di euro nel settore delle armi e della difesa sì, procedere con una riforma ospedaliera, perlomeno temporanea, assolutamente no.
Pasquale Pugliese, molto intelligentemente, va a sottolineare che alla base del problema ci sia, innanzitutto, la mentalità della popolazione, una cultura secolare. Viene riportata la scioccante vicenda della vendita record di armi nel mese di Marzo 2020, più di due milioni, vendita giustificata per “affrontare i pericoli dell’epidemia”. Dunque, se per l’americano medio a tutto c’è un rimedio impugnando un fucile, dall’altra parte del mondo non funziona esattamente così. Ricorderemo senz’altro la corsa e l’assalto ai nostri supermercati, per diverse settimane, a qualunque ora del giorno e della notte, da parte dell’italiano medio, il quale, più ingenuamente (ma forse, nell’assurdo, fortunatamente), crede che con quindici pacchi di farina in più e con venti bustine di lievito dentro la credenza, il virus possa sicuramente non essere sconfitto, ma risultare più dolce e soffice, meno crudo nella sua gravità.
Altro spunto da non sottovalutare è l’importanza e l’uso puntuale, corretto, della terminologia, delle parole. L’autore dell’articolo il 7 Aprile infatti scrive: “Se si chiama guerra l’impegno collettivo e solidale per curare le persone, e missioni di pace le guerre in giro per il mondo; se si chiamano spese sanitarie l’investimento per gli ospedali e la difesa della salute e investimenti sulla difesa la spesa pubblica per l’acquisto di costosissimi armamenti, il vero inganno è nell’uso delle parole, che definiscono l’immaginario e le relative priorità”. Diventa sempre più importante soffermarsi sulle priorità, è da lì che parte tutto, è quello il motore. Bisogna anche stare attenti al reale significato del termine e a quello che, noi per primi, gli vogliamo attribuire, senza stare a confondere e confondersi troppo, essendo il più trasparenti possibile.
Il famoso spiraglio di luce che si può intravedere alla fine di questo tunnel, il giornalista Pugliese ce lo spiega bene, è la rinascita della natura, “la Terra ha ripreso a respirare”. Lo stop delle industrie fa sì che l’acqua dei fiumi torni ad essere di un colore cristallino, il calo dello smog dà l’opportunità di rivedere le cime dell’Himalaya dopo trent’anni. Come riporta il Sole24ore, probabilmente, per quest’anno, le emissioni italiane di gas serra saranno inferiori rispetto al solito. Tutte buone notizie, belle da sentire; constatare “i successi”, davanti al fatto di aver letteralmente fermato le nostre vite, sottolinea l’estremo bisogno che c’era, rende i nostri sacrifici ancora meno vani. Pertanto, c’è da sperare nel buon senso dei cittadini al momento di riprendere, a poco a poco, la normalità. La natura in questi mesi ci ha mandato un forte e chiaro segnale.
Quello che Pugliese auspica, è una “Pasqua” in senso laico, del mondo, per via del Covid. Il passaggio da un vecchio e nocivo stile di vita ad un nuovo modello da seguire, più eco-sostenibile, che possa consistere in un miglioramento della qualità della vita a trecentosessanta gradi, non solo dal punto di vista economico e finanziario, perché la verità di Pasquale è un po’ il sentimento di tutti: “Non voglio tornare come prima”.
Claudia Filippi