Una nuova strage negli Usa riapre il dibattito sulle armi

Il 14 Febbraio scorso, in un liceo di Parkland in Florida, un ex studente ha aperto il fuoco uccidendo 17 persone e ferendone circa 14. Stando alle fonti avrebbe usato un fucile d’assalto Ar-15, indossava una maschera antigas e avrebbe fatto scattare l’allarme antincendio per poi scappare e confondersi tra gli studenti e i docenti che uscivano. Catturato un’ora dopo è stato incriminato per omicidio premeditato e rischia la pena di morte.
Il ragazzo descritto come “problematico” aveva ottenuto l’autorizzazione ad acquistare l’arma senza difficoltà. Sui social non nascondeva affatto la sua passione per le armi e sul suo profilo Instagram, poi chiuso, posa quasi sempre con volto coperto, pistole o fucili.
L’Fbi è infatti nella bufera e ammette di non aver seguito interamente il protocollo, dopo aver ricevuto due distinte segnalazioni contro Nikolas Cruz. A settembre era stata avvisata da un blogger della presenza su Youtube di un commento preoccupante lasciato su uno dei suoi video da un utente chiamato Nikolas Cruz: “Diventerò un professionista di stragi scolastiche”. Un’altra segnalazione, da un conoscente dell’ex studente, era giunta poco più di un mese prima del massacro di Parkland.
Per il 24 Marzo è stata organizzata la “Marcia per le nostre vite”, un corteo a Washington che vedrà manifestazioni parallele in tutto il Paese contro la National Rifle Association, la famosa lobby delle armi statunitense. Tra i promotori del corteo c’è anche Emma Gonzales, la studentessa divenuta nota per il potente discorso contro Trump per il sostegno multimilionario ricevuto nella sua campagna elettorale dalla lobby.
Dopo la sparatoria centinaia di persone hanno manifestato davanti alla Casa Bianca. “Bisogna lavorare insieme per cambiare la cultura americana, abbracciare la vita, costruire rapporti” ha detto Donald Trump parlando alla nazione in diretta, senza mai però toccare apertamente il tema della vendita o dell’accesso facile alle armi.
Con questa, in Florida, secondo i dati di Everytown for Gun Safety, associazione che si batte per un maggior controllo sulla vendita delle armi da fuoco, sono almeno 19 le scuole americane in cui dall’inizio dell’anno si è verificata una sparatoria. Ancora fresca nella memoria è la strage del concerto di Los Angeles dello scorso Ottobre, insieme agli altri tristemente noti “massacri scolastici” della Sandy Hook Elementary School in Connecticut del 2012 e quello della Virginia Polytechnic Institute del 2007.

È chiaro che la strage in Florida ha inevitabilmente riacceso il dibattito sull’accesso alle armi e sulla carenza della legislazione statunitense in materia. Secondo i dati del Gun Violence Archive negli Stati Uniti gli incidenti causati da arma da fuoco nel 2018 ammonterebbero a 7481 con un numero di morti pari a 2072.
Gli Usa sono il primo Paese al mondo per numero di armi da fuoco pro capite, con oltre 270 milioni di armi in mani civili (più di una per ogni adulto). Sono infatti al primo posto nella lista dei Paesi con il più alto numero di armi in mano ai civili, mentre al secondo, e anche significativamente staccato, vi è lo Yemen in cui da anni è in corso una guerra civile.
Il tasso di omicidi con armi da fuoco è 25 volte più alto rispetto al resto dei Paesi OCSE ad alto reddito e ha avuto un brusco aumento nel 2015-2016, mentre il tasso di suicidi con armi da fuoco è 8 volte più alto ed è in costante aumento dal 2006. Gli omicidi colpiscono in modo maggiore gli stati del Sud e la popolazione afroamericana di giovane età, mentre i suicidi con arma da fuoco colpiscono soprattutto gli stati dell’Ovest e la popolazione bianca di età avanzata. I sondaggi condotti tra i possessori statunitensi di armi mostrano inoltre che ci sono grosse differenze in base all’età, al gruppo etnico di appartenenza e alla ricchezza. Il 25 per cento dei bianchi ha un’arma, molto più dei neri (14 per cento) e degli ispanici (16 per cento) e la diffusione di fucili e pistole è molto più alta tra chi guadagna più di 60mila dollari l’anno. Infine gli stati come la Florida, con una più alta percentuale di proprietari e con una legislazione sulle armi da fuoco meno restrittiva, hanno più alti tassi di morti per armi da fuoco.

Leyla el Matouni

 

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