Le storie delle 335 vittime dell’eccidio simbolo della Resistenza
di Marco Avagliano e Marco Palmieri
Einaudi Torino 2024
Venite a conoscermi in biblioteca! Prendetemi in prestito per conoscere non solo le storie individuali tra quanti, prigionieri politici e partigiani, civili e militari, ebrei, detenuti comuni ma anche ignari cittadini estranei alla Resistenza, furono uccisi con un colpo alla testa il 24 marzo 1944 in una cava in via Ardeatina come rappresaglia all’attacco partigiano di via Rasella a Roma.
Come spiegano gli autori nella loro introduzione, “Le vittime delle Fosse Ardeatine sono italiani provenienti o originari da ogni parte della penisola (18 regioni), 6 nati all’estero (Francia, Egitto, Libia, Lussemburgo e Turchia) e 9 stranieri (3 polacchi, 2 tedeschi, 2 austriaci, 1 sovietico e 1 ungherese). […] Sono di ogni fascia di età […]”1
“L’eccidio delle Fosse Ardeatine è rimasto nella memoria come una strage nazista, ma è anche italiana e fascista. Il massacro avviene sotto la giurisdizione della Rsi e la Questura di Roma partecipa attivamente alla selezione delle vittime, contribuendo a raggiungere il numero stabilito. Ma soprattutto, oltre la metà delle vittime è arrestata da italiani, autonomamente o in collaborazione con i tedeschi come basisti, infiltrati, spie o esecutori materiali del fermo anche grazie ad una estesa rete di delatori prezzolati pronti a “vendere” ebrei e patrioti.”2
“I nazisti e i fascisti inseriscono nella lista della morte 78 ebrei, italiani e stranieri, in attesa della deportazione. La maggior parte di loro è stata arrestata nelle settimane precedenti, proprio per motivi razziali, e almeno una decina viene catturata in tutta fretta tra il 23 e il 24 marzo, evidentemente con il proposito di rimpinguare le liste.”3
Il 31 marzo 2023, Il Sole 24 Ore riporta le parole del Presidente del Senato, Ignazio La Russa: ‹‹Via Rasella pagina tutt’altro che nobile››. Poi arriveranno le scuse. A Terraverso, il podcast di Libero, La Russa aveva espresso il suo pensiero in questi termini: ‹‹Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semipensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il risultato di rappresaglia su cittadini antifascisti e non››.
Di fronte alle forti reazioni alle sue parole cercherà poi di correggere il tiro. Resta comunque il fatto che, ancora una volta, si tenterà di riscrivere la Storia e far passare la feroce rappresaglia come ‘normale’ conseguenza dell’azione violenta che l’aveva preceduta.
Vi proponiamo ora la lettura in anteprima della fine di due delle 335 vittime: Lazzaro Anticoli e Edoardo Nobili.
Lazzaro Anticoli
Pugile e venditore ambulante, di anni 26, ebreo. Nato a Roma il 7 aprile 1917 da Settimio e Fortunata Efrati. Sposato con Emma Di Castro, ha due figli, Settimio e Ada. Vive in via Sant’Angelo in Pescheria 12. Fin da giovane deve affrontare la miseria nel Ghetto. Sale involontariamente agli onori della cronaca alla fine degli anni Venti per una multa presa in tram, sul quale viaggia con il biglietto intestato a un’altra persona, ma viene assolto dall’accusa di truffa il 19 dicembre 1929 dal Tribunale di Roma, dopo un acceso dibattito negli ambienti giuridici.
Giovane di corporatura robusta, alto, occhi castani, capelli folti ricci e neri, ‹‹labbra grosse››, ha ‹‹un dente spezzato sul davanti, naso pestato causa che era bochesiere [sic]›› e ‹‹sull’occhio sinistro una cicatrice causata da un pugno››, come dichiara la moglie nel questionario per il segnalamento. Ed è proprio grazie al pugilato, in cui è molto promettente, che conquista una certa fama cittadina, specie a Trastevere, col soprannome di Bucefalo. Si allena con lo zio Leone Efrati, detto Lelletto, che nel 1938 sfida negli USA Leo Rodak per il titolo di campione mondiale dei pesi piuma, ma poi decide di tornare in patria dalla famiglia e finirà deportato ad Auschwitz.
Poco più che ventenne, Lazzaro è costretto ad abbandonare la carriera sportiva a causa delle leggi razziali. Gli viene revocata anche la licenza di venditore ambulante e per sopravvivere fa il manovale, prima che i provvedimenti sul lavoro obbligatorio lo costringano a lavorare sulle banchine del Tevere.
Il 16 ottobre 1943 sfugge alla retata nel Ghetto e trova riparo prima presso la casa della madre a Trastevere e poi al convento di Nostra Signora di Sion sul Gianicolo. Entrato in clandestinità, svolge l’attività di commerciante ambulante di souvenir per i turisti, ma viene arrestato alle 10 del 24 marzo 1944, tradito dalla spia Celeste Di Porto, detta Pantera Nera, compagna di Vincenzo Antonelli della banda Cialli Mezzaroma, accusata di aver fatto arrestare almeno una cinquantina di correligionari indicandoli con un saluto alle SS che la seguono a breve distanza, in cambio di un compenso in denaro.
Quella mattina Lazzaro, come racconta la moglie in una testimonianza rilasciata il 2 gennaio 1992, ‹‹uscì, come sempre, dal convento per cercare di guadagnare qualcosa per me e per la sua famiglia. Passò il ponte Garibaldi e sul marciapiede di destra di via Arenula, di fronte all’attuale Ministero di Grazia e Giustizia, vide la Pantera Nera in compagnia di tre fascisti. Ella, come lo vide, lo salutò: “ciao Anticoli”. Lazzaro capì tutto in un attimo ed in un primo momento riuscì, grazie alla sua abilità di ex pugile, a sopraffare i 3 che accompagnavano Celeste ed a fuggire in direzione del Portico di Ottavia. Purtroppo in prossimità dell’Arco dei Cenci fu raggiunto da altri 6 fascisti, tramortito col calcio di una pistola, portato in Via della Reginella 2 a casa di Celeste Di Porto dove gli furono restituite le percosse che i suoi assalitori avevano ricevuto da lui››. Romolo Anticoli e Rubino Di Veroli, che sono con lui, riescono a fuggire.
Condotto alle ore 12 nel III braccio di Regina Coeli, cella 357, in attesa di essere deportato, inizialmente non figura nella lista delle Fosse Ardeatine, ma viene inserito all’ultimo momento in sostituzione di un altro ebreo, Angelo Di Porto, fratello della stessa Celeste. Sul muro della cella scrive con un chiodo: ‹‹Sono Anticoli Lazzaro, detto Bucefalo, pugilatore. Si non arivedo la famija mia è colpa de quella venduta de Celeste. Arivendicatemi››. ‹‹Era una persona buona, – dice la moglie in una testimonianza audio, – non faceva del male a nessuno. Eccomi, così come mi ha lasciato lui io sono rimasta così. All’età di 25 anni››.
Edoardo Nobili
Meccanico, di 50 anni. Nato a Norcia (Perugia) il 1° febbraio 1894 da Giovanni e Vittoria Caciolini. Partecipa alla Grande guerra come mitragliere. Basso di statura (un metro e 59), ha capelli folti castani brizzolati, viso lungo e fronte alta. Sposato con Italia Di Bartolomeo, ha due figli, Vittoria e Giuseppe, e vive a Roma, in via Santa Maria dell’Anima 17. Come lavoro, ripara biciclette.
Dopo l’armistizio, s’impegna nel Fmcr, nel gruppo bande Angeloni, come risulta dalla Scheda del Martire compilata dalla moglie Italia e allegata al fascicolo Anfim7. E’ arrestato su delazione il 21 marzo 19448 dalle SS italiane nella sua abitazione. Quando viene preso, ha con sé 15.000 lire in contanti. E’ rinchiuso nella pensione Oltremare di Via Principe Amedeo 2 e torturato. Il 24 marzo, alle ore 18, viene consegnato al Comando tedesco di Regina Coeli, essendo stato incluso nella lista del questore Caruso, tra i detenuti a disposizione della Questura, fermati per motivi politici.
‹‹Ha dato tutta la sua vita, per la libertà della Patria››, scrive la moglie. Invano dopo la sua morte i familiari chiedono alla Questura di Roma di avere indietro il denaro trafugato al congiunto, avendo ricevuto solo 1000 lire. Don Ilfonso Epaminonda Troya, monaco benedettino e membro della banda Koch, risponde loro: ‹‹In nome di Dio dichiaro che il defunto detenuto Nobili Edoardo nell’atto del suo arresto avevo un misero portafoglio contenente insieme ad altri documenti la somma di L. 1000 – e non un soldo di più ››.
1 pag. XXII Introduzione: La storia delle vittime.
2 pag. XXIII Introduzione: Una strage fascista.
3 pag. XXVIII Introduzione: Gli ebrei.
4 pag. 20-21 Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine: Lazzaro Anticoli.
5 Membro Cln in Ricompart.
6 pag. 399 Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine: Edoardo Nobili.
7 pag.399 La moglie nella scheda Anfim lo indica come membro Mcd’I, ma non figura in Ricompart Elenco Caduti Bandiera Rossa. Partigiano ‹‹isolato›› in Ricompart.
8 pag 399 22 marzo in scheda Anfim.
Ricordiamo infine che la Biblioteca del Centro Pace di Forlì mette a disposizione libri e riviste per il prestito e la consultazione. Vi invitiamo quindi a visitarci nei nostri orari consueti di apertura.
di Miria Bovino