Due anni fa scompariva Giulio Regeni, dottorando dell’Universitá di Cambridge, recatosi in Egitto per svolgere delle ricerche sui sindacati indipendenti egiziani; aveva pubblicato poi degli articoli, sotto lo pseudonimo di Antonio Druis, in cui descriveva la difficile e incandescente situazione dopo la rivoluzione del 2011.
Il 25 gennaio 2016, giorno dell’anniversario delle proteste di piazza Tahir, fu rapito e il suo corpo, con visibili segni di ripetuta tortura, fu ritrovato il 3 febbraio successivo, nei pressi di una prigione dei servizi segreti egiziani. Probabilmente si supponeva che il giovane ricercatore potesse avere dei legami con i sindacati che si opponevano al governo di Al-Sisi il quale, secondo alcuni, ha segnato un profondo deterioramento della situazione dei diritti umani in Egitto.
L’autopsia rivelò bruciature di sigarette, incisioni nella pelle e inoltre una frattura alla vertebra cervicale che avrebbe provocato un’emorragia cerebrale e di conseguenza la sua morte. Nonostante ciò il governo egiziano dichiarò, prima, che Regeni era stato vittima di un incidente stradale, dopo, che l’eventuale omicidio sarebbe potuto avvenire per motivi personali dovuti ad una presunta relazione omosessuale o allo spaccio di stupefacenti.
La piena collaborazione che le autorità egiziane avevano garantito all’inizio, è stata successivamente smentita e inoltre molti filmati e tabulati telefonici sono stati negati alle alte cariche italiane. Solo qualche mese dopo il governo egiziano ha ammesso di aver sottoposto ad un interrogatorio Regeni, ma senza che dalla sua testimonianza si rilevasse alcun problema suscettibile di ledere alla sicurezza nazionale.
Il tragico episodio, rimasto ancora senza una risposta soddisfacente per i familiari, ha scatenato la protesta e lo sconcerto della comunità internazionale, soprattutto di accademici che hanno deciso di contribuire e di mostrarsi vicini alla causa, tramite la firma di una petizione in cui si chiedeva di avviare un’inchiesta sulla sua sparizione e le molte altre che si verificano puntualmente in Egitto.
Sono trascorsi due anni da quel sinistro avvenimento e ancora le autorità egiziane continuano ad utilizzare la tattica del depistaggio per nascondere i nomi di chi ha ordinato, attuato, e coperto il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni.
Amnesty international ha organizzato un’iniziativa a cui stanno partecipando molti comuni italiani: alle 19.41 in decine di piazze si svolgerà una fiaccolata, per commemorare la sparizione di Regeni e ricordare che l’omertà uccide la libertà di espressione, quella libertà che a Giulio, e a molti altri di cui non si parla, è stata soppressa.
Camilla Cazzato