di Massimo Donati – Faenza RA
Difesa Popolare Nonviolenta – verso esperienze concrete
Un’altra difesa è possibile: chi ha cercato di approfondire le tematiche relative alla pace si è reso conto che già esistono esempi storici ed elaborazioni teoriche che in varie occasioni hanno sperimentato tentativi di risoluzione dei conflitti senza l’uso di armi ed armamenti: si tratta di forme di lotta (non di resa nè di rinuncia alla difesa dei propri principi) che mirano a mettere in crisi gli eserciti e le forze di occupazione di un paese usando esclusivamente mezzi civili, non armati e nonviolenti; gli esempi più classici sono scioperi e boicottaggi di determinati servizi o merci.
Volendo andare ancora di più nel concreto: perché non cerchiamo di sperimentare – a livello locale – la costituzione di gruppi di persone formate, preparate o meglio addestrate a far funzionare questa forma di difesa?
Può essere un modo per passare dagli slogan (se vuoi la pace prepara la pace) alla pratica.
La proposta che vi espongo nasce dall’osservazione di un altro fenomeno, che negli ultimi decenni si è evoluto ed è il percorso che le istituzioni e i cittadini italiani hanno fatto nel campo della protezione civile: si è passati da un concezione in cui era lo stato a dover soccorrere le popolazioni, alla situazione attuale in cui sono le istituzioni decentrate (regioni e comuni) le prime autorità di protezione civile; inoltre ad oggi non ci sono solo gli enti istituzionali ad effettuare sia il soccorso che le azioni di prevenzione necessarie, ma vengono coinvolte dal punto di vista istituzionale anche le associazioni di volontariato; e si arriva fino al singolo cittadino che, imparando i corretti comportamenti da tenere preventivamente e durante gli eventi critici, sarà lui stesso in grado di fronteggiare emergenze ed eventi calamitosi.
Perché non cercare di costruire gruppi locali di cittadini che si formano – sulla teoria e con esercitazioni pratiche – su quelle che sono le forme di difesa popolare e nonviolenta? A partire dalle associazioni che già oggi promuovono progetti di servizio civile universale (SCU).
Non occorrono nuove leggi o circolari: già oggi per le istituzioni italiane il servizio civile universale SCU è la scelta volontaria di dedicare alcuni mesi della propria vita al servizio di difesa, non armata e nonviolenta, della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per le comunità e per il territorio. (dal sito internet del governo).
Sarebbe importante se nel prossimo bando per il servizio civile qualche associazione si facesse avanti e formulasse una proposta concreta di formazione dei giovani su questo tema: creare ed addestrare i cittadini alle forme di difesa popolare nonviolenta.
Potrebbe essere un primo passo concreto per preparare la pace per le generazioni future.