Dialogo conflittuale

Il presidente del Camerun Paul Riva compie 87 anni il 13 febbraio 2020. È in carica dal 4 novembre del 1982, quando sostituì il presidente dell’indipendenza Ahmadou Ahidjo.

Il presidente Biya si è fatto promotore del Grande dialogo nazionale, spingendo per il riconoscimento dello status speciale alle regioni anglofone. Ma gli indipendentisti non si fidano e boicottano il percorso. L’arrendevolezza della comunità internazionale. Le speranze disattese di un popolo.

Nel 1960 il Camerun si rese indipendente dalla Francia

Nel 2016 i movimenti pacifisti di protesta, guidati da insegnanti e  avvocati, sono degenerati in disobbedienza civile e, infine, in conflitto armato nelle regioni di lingua inglese del nord ovest e del sud ovest della Repubblica del  Camerun. Un conflitto che ha portato a quasi 3 milioni morti e a mezzo milione di sfollati.

Il Camerun s’insinua come un cuneo triangolare tra Africa occidentale e centrale e conta circa 26 milioni di persone, con poco meno di un quinto di lingua inglese. A nord è delimitato dal Ciad, a est dalla Repubblica Centrafricana, a sud dalla Guinea Equatoriale, dal Congo e dal Gabon e a ovest dalla Nigeria. Questa sua posizione nel Golfo di Guinea è strategica, perché fin dall’epoca coloniale ha rappresentato il miglior accesso a paesi come il Ciad e la Repubblica Centrafricana dall’Oceano Atlantico. Il fatto che N’Djamena sia un partner militare strategico della Francia e che confini con la Libia, rende il Camerun un’importante base strategica da conservare. Inoltre, negli ultimi anni, con l’ascesa di Boko Haram, Yaoundé è un attore importante nella lotta al terrorismo nella regione del Lago Ciad. Inutile dire che un Camerun instabile nel Golfo di Guinea non è gradito ad alcuna potenza internazionale.

Dalla fine degli anni ’70  poi, il paese si è aggregato al club delle nazioni africane produttrici di petrolio, diventando membro di spicco cli quella che è conosciuta come la France Afrique, subdola alleanza di leader di Francia e Africa che decide il futuro dei paesi francofoni nel continente.

La sua collocazione geografica fa del Camerun, per i francesi, una importante base strategica da conservare                    

Sono in molti a chiedersi le ragioni di questa crisi e a cercare delle soluzioni per risolverla. Al di là delle dichiarazioni di facciata, appare evidente che Yaoundé ha sempre cercato di assimilare la popolazione anglofona. Lo ha ammesso, tra le righe, lo stesso presidente Paul Biya, uno tra i più longevi capi di stato della gerontologia africana: è infatti al potere dal 1982, riconfermato nella carica nel 2018 con il 71% dei consensi.

In occasione di una recente intervista con Mo Ibrahim, al Forum di pace di Parigi, il 13 novembre 2019, per definire l’attuale situazione che vive la popolazione di lingua inglese, Biya ha fatto riferimento all’accordo delle Nazioni Unite che pose fine al dominio coloniale nel 1961, trascurando i successivi sessant’anni di convivenza con la popolazione del Camerun di lingua francese. Convivenza degenerata dal 2016.

Anche su pressione degli organismi internazionali, Biya sta tentando cli farsi promotore del Dialogo nazionale. Il 18 dicembre la Camera ha approvato un progetto di legge sul decentramento amministrativo, che garantisce uno status speciale alle due regioni anglofone del paese. Si attende che il progetto passi anche al senato. Ma i leader indipendentisti ostacolano questo progetto, ritenendolo inadeguato e incapace di venire incontro alle “reali” esigenze della popolazione anglofona. E anche le elezioni parlamentari di questo febbraio (di cui non conosciamo l’’esito quando Nigrizia va in stampa) rischiano di essere un fallimento, visto che i due maggiori partiti delle opposizioni hanno annunciato di voler boicottare il voto considerandolo irrealistico: nel paese, infatti, continuano ancora gli scontri con morti. Il potere centrale confida sempre nella forza repressiva dei militari, nel caso in cui scoppiassero altri disordini. C’è infatti una consistente presenza di soldati nella regione, trasformata in uno stato di emergenza.

Ma non per questo è diminuita la resistenza armata e, nonostante alcuni successi delle truppe governative in alcune aree, la regione resta ingovernabile. Per la popolazione poi, opporsi al voto legislativo significa esaltare l’autonomia, perché il governo non sarà in grado di indicare alcun funzionario eletto nella regione. In questo quadro complesso, è sempre più a rischio la scelta dei politici che vogliono impegnarsi: alcuni sono stati rapiti, altri hanno visto bruciare le loro case, altri ancora hanno ricevuto minacce di morte.

Il 18dicembre 2019, la Camera ha approvato un progetto di legge sul decentramento amministrativo, che garantisce uno status speciale alle due regioni anglofone del paese.

La storia insegna però, che il clima non è sempre stato così incandescente. All’inizio, tra il 1961 e il 1972, il governo centrale del Camerun aveva lasciato una discreta autonomia alla popolazione di lingua inglese. Ma quando la Nigeria iniziò a produrre massicciamente petrolio, così come il Gabon e il Congo, divenne evidente che anche il sottosuolo del Camerun ne era ricco. Il problema si pose quando si scoprì dove si nascondeva: per la maggior parte al largo delle coste anglofone. E ciò cambiò profondamente il gioco politico. Il governo organizzò in fretta un referendum a livello nazionale, chiedendo ai cittadini se volessero abbandonare il sistema federale a favore di un esecutivo unito centralizzato. Il risultato ebbe una conclusione scontata. E anche nel caso di elezioni giuste e trasparenti, la minoranza anglofona non avrebbe mai visto soddisfatti i propri desideri in un paese a netta prevalenza francofona.

In un attimo, tutti gli aspetti dell’autonomia e dell’autodeterminazione scomparvero. Tutti gli archivi vennero trasferiti a Yaoundé, e nasceva uno stato di polizia in tutto il territorio anglofono. In una notte, i cittadini scoprirono che h loro speranze erano scomparse, finite in un’entità di cui non conoscevano nemmeno la lingua. Hanno dovuto fare i conti con il passaggio di uno spazio politico ed educativo abbastanza organizzato, a un paese caotico, corrotto e senza scrupoli.

Mentre la maggior parte delle strutture sociali ed economiche finivano sotto l’ombrello di Yaoundé, rimanevano sotto controllo locale i sistemi educativi e l’amministrazione della giustizia, che continuarono sì a svilupparsi entro i limiti definiti dal governo centrale, ma conservando l’identità del popolo. Era un fatto ben conosciuto nei circoli politici, che la stabilità dello stato si basasse sull’emarginazione  degli anglofoni.

Intanto, continuavano le trivellazioni petrolifere nella regione anglofona. Ma sul territorio rimaneva ben poca cosa delle entrate. Yaoundé giustificava la sua scelta centralista dicendo di voler restaurare l’unità del territorio del paese, diviso dopo la Prima guerra mondiale.

3.000 circa i morti dallo scoppio del conflitto civile nel 2016; 5 milioni circa le persone di lingua inglese in Camerun; 71% il consenso del presidente Paul Biya alle presidenziali del 2018.  La popolazione anglofona ha preso coscienza della propria identità e rigetta ogni forma di neocolonialismo da parte del governo centrale.

L’occupazione statale

La crisi attuale deriva dal fatto che, forte dei guadagni incassati con la soppressione della presenza degli anglofoni nel settore pubblico, il governo centrale iniziò a inviare professori di lingua francese a insegnare nelle scuole anglofone, così come avvocati e magistrati francofoni a gestire i tribunali anglofoni. Per cinquant’anni Yaoundé ha riscritto la storia del paese, facendo deliberatamente passare sotto silenzio tutti quegli aspetti che avrebbero spinto gli anglofoni a cercare maggiore autonomia, o addirittura un’indipendenza totale.

Oggi la popolazione ha coscienza della propria identità e rigetta questa forma di neocolonialismo: le regioni del nordovest e del sudovest sono abitate da popolazioni riconosciute dal diritto internazionale, con una cultura e un’identità distinte, e vivono in un territorio con confini accettati a livello internazionale. Grazie a questo, dovrebbero essere in grado di decidere del proprio futuro senza coercizione.

Disgraziatamente però, la comunità inter­nazionale non è stata attenta ai crescenti segni di catastrofe umanitaria sempre più evidenti nella regione. Insomma, la solita politica delle Nazioni Unite, con Cina e Russia ad accrescere i propri interessi nell’area. Il governo del Camerun è rassicurato, perché gode del sostegno della maggior parte di questi attori. E non vede per quale ragione dovrebbe sedersi a un tavolo di negoziazioni che gli farebbe rischiare la per­dita del territorio in questione. Alcune voci, a li­vello internazionale, si sono alzate per chiedere un intervento esterno onde evitare un genocidio, visto che le manovre del regime hanno portato alla distruzione di villaggi per incendio, all’arresto di qualunque persona fosse sospettata, a scontri armati sempre più numerosi e a brutali violenze sugli abitanti dei villaggi, sospettati di essere infiltrati dai combattenti della resistenza armata.

A questo punto la comunità internazionale dovrebbe intervenire, come ha fatto in passato in Namibia e a Timor Est. Le speranze e le aspi­razioni di un popolo, non importa quanto picco­lo, dovrebbero essere ritenute sacre. Questa regione è stata costretta a subire troppo a lungo la volontà altrui, senza mai aver avuto davvero la possibilità di scegliere. Per la gente, il momento di cambiare è adesso, e la comunità internazionale farebbe meglio ad ascoltare.

LA STORIA

AMBAZONIA E REPRESSIONE

Il Camerun, colonia tedesca, dopo il  1918 fu spartito fra Regno Unito e  Francia. L’11 febbraio 1961, un  referendum sancì la scissione della parte colonizzata dai britannici: gli abitanti del Camerun meridionale decisero di unirsi alla Repubblica del Camerun, indipendente dalla Francia dal 1960; quelli  del  Camerun settentrionale optarono per l’unione con la Nigeria. Oggi, i circa 5 milioni dì anglofoni vivono in 2 regioni, chiamate Nord ovest e Sudovest, lungo la frontiera con la Nigeria.

I movimenti secessionisti si sviluppano nelle 2 regioni a partire dal 2016, alimentati dalla fronda degli avvocati e degli insegnanti, che protestano contro la deriva accentratrice del governo. Benché la Costituzione garantisca il bilinguismo e la diversità culturale, il governo impone l’uso di norme ispirate al diritto romano, in   contrasto con la common law di origine britannica in uso in questa parte del Camerun. Per le popolazioni locali è una provocazione, alla quale se ne aggiunge un’altra: la nomina di professori francofoni per insegnare l’inglese nelle  scuole anglofone. In un clima teso, il Southern Cameroon National Council (Sene), movimento sostenuto dalla diaspora, ha proclamato la secessione della “Ambazonia” (Ambas è il nome della baia a sud del monte Camerun), il  1°ottobre 2017. Brutale la repressione.

Di John the Baptist Anyeh, SJ    

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