Curti va alla guerra

di Linda Maggiori – A Castel Bolognese (Ra) c’è una solida azienda coinvolta con il settore militare, ma nessuna protesta pacifista ha (finora) bussato alla sua porta. Un’azienda rinomata, che pubblicizza i suoi progetti civili ma nasconde quelli militari. Una fabbrica molto amata dalle istituzioni così come dai sindacati. Il suo fatturato è cresciuto da 60 milioni circa nel 2018 a 90.37 milioni di euro nel 2022 di (+ 50% in quattro anni), 264 dipendenti (+16% nello stesso periodo).
Visto che la guerra avanza nel mondo e massacra i civili, visto che il nostro stato sta spendendo fin troppi soldi nelle armi, è importante conoscere le aziende che fanno affari con la guerra. Per chiedergli di cambiare e abbandonare ogni progetto militare.
Pubblichiamo quindi per intero l’inchiesta di Linda Maggiori, pubblicata su Weapon Watch in due puntate, con il permesso della testata.

© Linda Maggiori per the Weapon Watch, 27/04/2024

Curti Costruzioni Meccaniche ebbe origine da un’officina sorta a Imola nel 1955 per fabbricare conto terzi pezzi di ricambio per macchine tessili ed agricole.

Il fondatore Libero Curti «cominciò dal niente, con (…) molto coraggio e molta grinta», e nel 1968 le officine si trasferirono a Castel Bolognese in un nuovo stabilimento, con nuove macchine a controllo numerico.

Proprio in quegli anni «maturano (…) importanti collaborazioni con società operanti nel settore della difesa», come leggiamo nel profilo che l’azienda ha redatto per il sito web di AIAD, l’Associazione industriale dell’aerospazio e difesa, a cui Curti è iscritta.

Poi dal 1994 si diversifica, entra nel mercato delle macchine automatiche per cavi elettrici, nel 1996 in quello delle macchine per packaging, con importanti collaborazioni con Tetra Pak e clienti del settore beverage.

Dal 1994 Curti è iscritta al Registro nazionale delle imprese previsto dalla Legge 185 per gli esportatori di armamenti, la prima autorizzazione viene concessa nel 2002 per esportare oltre 400.000 euro di ricambi dell’obice semovente PzH 2000 di produzione tedesca. A partire dal 2002, il nome di Curti Costruzioni Meccaniche non mancherà mai dall’elenco degli esportatori delle Relazioni annuali, in particolare come esportatore di ricambi per il PzH 2000 e il veicolo di ricognizione Fennek.

Militare e aerospazio rimangono apparentemente in secondo piano, ma nel frattempo l’azienda si specializza nella saldatura a resistenza e ad arco con tungsteno di leghe di Al, Ti, Cr-Ni, Inconel, e di acciaio balistico; progetta e realizza attrezzature per la produzione di parti e assiemi per elicotteri, aerei addestratori, mezzi per trasporto truppe e artiglieria pesante; fornisce trattamenti superficiali quali cromatazione di Al e passivazione dell’acciaio.

Ottiene negli anni importanti certificazioni e accreditamenti specifici per il settore difesa, diviene fornitore di Finmeccanica/Leonardo, Piaggio, ENAV. In particolare accumula certificazioni di Leonardo Helicopters per operare saldature e controlli non distruttivi sugli AW AgustaWestland anche militari, sul convertiplano AW609 di cui si ventila un impiego anche militare, sull’elicottero d’assalto AH249 per il quale Curti è inserita nella lista dei fornitori redatta da Leonardo stessa.

È chiaro che la stretta collaborazione con un grande gruppo di stato come Leonardo, a così forte vocazione militare, ha orientato le attività di una media azienda come Curti, che nel 2021 stata premiata con il “Leonardo Supplier Awards” (nella categoria “Performance Excellence Award in riconoscimento della puntualità, qualità, spirito di collaborazione ed impegno verso l’eccellenza”) e nel 2023 ha ricevuto l’ulteriore qualifica di supplier dalla Defence Systems Business Unit di Leonardo, anche per il settore militare terrestre e navale.

I siti produttivi di Leonardo con cui la Curti fornirà le prestazioni indicate nel contratto, sono quelli de La Spezia e Brescia. Proprio quelli della ex Oto Melara ora acquisita da Leonardo, dove si producono  cannoni navali e terrestri, obici semoventi, veicoli blindati. Come dimostra una recente inchiesta di Altreconomia, ad armare le corvette dello stato ebraico, dagli anni 70 ad oggi, è stata proprio la Oto Melara

Indicati anche i siti produttivi di Livorno e Napoli, dove la ex WASS (Whitehead Alenia Sistemi Subacquei S.p.A acquisita da Leonardo) è attiva nel settore della costruzione di sistemi di difesa subacquei, come siluri e sonar.

Ma l’impegno militare della Curti non si ferma qui. Senza che la stampa ne abbia dato rilievo, nel novembre 2023 Curti ha ottenuto un contratto attraverso procedura negoziata (cioè senza bando di gara) del Ministero della Difesa, per un importo previsto di 2.270.725 euro iva inclusa.

Il progetto si chiama “AMUS – Sistema di navigazione per UAS in ambiente GPS Denied con feature di DAA (Detection and Avoidance System)”. Si tratta di progettare un sistema di navigazione per droni militari in contesti geografici impervi dove manca il segnale GPS, a scopo di ricognizione identificazione dei bersagli e utilizzando “segnali di opportunità (4/5/6G, altro) e/o navigazione mediante satelliti di opportunità”. Durata complessiva 30 mesi in tre fasi.

Immagine civile (ma progetti militari)

Ben maggiore risonanza mediatica ha avuto la vittoria, sempre nel novembre 2023, del bando per il progetto “civile” Aerospace Economy della Regione Emilia Romagna, per il quale Curti ha ricevuto un contributo di 660.615 euro «per lo studio, realizzazione e validazione in collaborazione con l’Università di Bologna di un sistema di controllo di volo per velivoli a decollo verticale con pilotaggio remoto». Si punta a realizzare un drone-elicottero con elevata capacità di carico (oltre i 600 kg) «per un futuro inserimento sul mercato». Un tipico caso di dual use, in cui l’utilizzo civile farà da battistrada a possibili – quanto non ancora prevedibili – applicazioni militari.

Persino nella collaborazione, dal 2022, con il Dipartimento di Chimica Industriale dell’Università di Bologna rispunta qualche implicazioni militare. In progetto è la realizzazione di un impianto di pirogassificazione termica mediante un finanziamento del PNRR da 2,2 milioni di euro, che dovrebbe recuperare scarti di aeromobili per creare nuove fibre di carbonio. L’impianto andrà a Imola, in un’area di proprietà della multiutility Hera. Chi sarà il fornitore di “scarti di aeromobili”? Leonardo Spa. Anche se si assicura chele fibre provengono da aeromobili civili, nessuno garantisce che una volta “riciclate” non saranno usate nel settore militare.

Questa stretta collaborazione tra Unibo e Curti è siglata da un Accordo quadro 2019-2024 per collaborare “in attività ricerca e consulenza, dottorati di ricerca e industriali, assegni di ricerca, tirocini e tesi di laurea, su temi trasversali e con il coinvolgimento di più Dipartimenti dell’Ateneo (Chimica e ingegneria Industriale, Centri interdipartimentali sui Materiali e Aerospaziale, Scienze Statistiche e Matematica)”.

Anche a livello regionale si siglano accordi: all’interno del “Clust-ER Meccatronica e motoristica” viene lanciato il progetto Value Chain FLY.ER, che “si occupa del collegamento tra la ricerca e le tecnologie che afferiscono all’aeronautica e all’aerospazio e le imprese.” I coordinatori sono Alessandro Curti, Amministratore Delegato Curti Costruzioni e Alessandro Talamelli, Professore Unibo e Direttore CIRI-AERO (Center for Industrial Research in Aerospace). Tanti studenti che escono dal Master Aerospace Engineering, così si legge nel sito universitario, oggi lavorano (grazie a precedenti tirocini e stage) in aziende come l’Avio, la Piaggio, la Curti, la Leonardo, coinvolte nel militare.

Nel frattempo le aziende del distretto aerospaziale dell’Emilia Romagna si sono unite nel consorzio Anser  per espandersi nei fruttuosi mercati del Medio Oriente (in particolare Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, paesi che non rispettano i diritti umani e che fanno ampio uso di droni con scopi militari o di controllo su avversari interni o ribelli). Il progetto, promosso dalla Regione Emilia-Romagna, col patrocinio di Confindustria Emilia-Romagna, e la partnership con Intesa Sanpaolo, ha come azienda capofila ovviamente Curti.  https://www.anser-it.it/road-to-m-e/

Guerre stellari

Gli affari (militari) di Curti arrivano fino allo spazio grazie alla partecipata NPC New Production Concept Srl, azienda di Imola con 29 milioni di fatturato (2022) e 40 dipendenti.

Per NPC si è stretta un’alleanza tra la famiglia Curti, i cui esponenti principali sono i fratelli Claudia (presidente di Curti Costruzioni Meccaniche) e Alessandro (CEO, ex vicepresidente della Confindustria emiliana) e la ECOR International Spa, azienda con sede a Schio, di proprietà di Sergio Lucietto e dei suoi tre figli, anch’essa attiva nel packaging e nel piping ma con investimenti in meccatronica, aerospazio e difesa. Le due aziende hanno quote paritetiche della NPC (40% Ecor e 40% Curti), mentre Nebore Benini, col 20% delle azioni, è presidente della NPC oltre ad essere anche vicepresidente di Curti.

Nel 2022 il raggruppamento temporaneo di impresa (Rti) formato da NPC, U-Avitalia Srl, Università di Roma “Tor Vergata” e Università di Roma “La Sapienza” si è aggiudicato un bando triennale nell’ambito del Piano Nazionale della Ricerca Militare 2022, per la progettazioni di nanosatelliti a uso militare. Il progetto “IDRA – IntegrateD Multifunctional Satellite ArrAy” ha un costo complessivo di 4,6 milioni di euro, 50% a carico dell’Amministrazione Difesa e 50% a cura delle imprese e delle due università.

https://www.uavitalia.it/progetti

Fai clic per accedere a 395605fb-49dc-463d-9f7b-e29579686d54.pdf

Cosa realizzerà questa compagine mista di privato e università, forma di collaborazione invasiva quanto contestata per il suo carattere militarizzante? Un «sistema di comunicazione in alta potenza basato su un’antenna sparsa realizzata tramite una formazione stretta di nanosatelliti in volo». Come si legge nel bando, «il sistema potrebbe anche essere utilizzato come disturbatore o jammer delle comunicazioni di un opponente». Tra i vantaggi dei nanosatelliti c’è la loro natura dual use (civile e militare), che li rende difficilmente individuabili dalle nuove armi antisatellite.

All’opinione pubblica, però, i nanosatelliti vengono presentati come una conquista di civiltà. Come per AMUS, anche il progetto IDRA è passato sotto silenzio, mentre le aziende hanno dato molta pubblicità al progetto gemello civile “Spacemind”, nel quale NPC a febbraio 2023 ha lanciato tre nanosatelliti.
In una dichiarazione del settembre 2022 rilasciata a Il Sole 24 Ore, Nebore Benini ha detto: «Abbiamo già raccolto ordini per 6 milioni di euro per i prossimi due anni, stiamo partecipando a tutti i maggiori eventi internazionali dedicati all’aerospace e collaborando con Nasa, Esa, Asi, Jaxa, il Cnr, la Difesa italiana e abbiamo appena vinto una gara per un progetto satellitare con Israele».
NPC non è nuova a collaborazioni con partner israeliani.
Nel maggio 2021, nell’ambito dell’Accordo di Cooperazione tra Italia e Israele è stata ammessa a ricevere un sostegno finanziario per il progetto HTCNS insieme a Elbit Systems Ltd., azienda israeliana tristemente nota per la fabbricazione di droni killer usati contro i civili palestinesi e i cooperanti umanitari. Di questo progetto industriale si conosce solo l’acronimo e nessun dettaglio.
Invece sappiamo che NPC a marzo 2023 ha presentato un drone spia utilizzabile in ambito civile e militare chiamato “Guardian”, realizzato in collaborazione con la start up Vector Robotics Srl di Mogliano Veneto.
Nel luglio 2021, durante il primo workshop organizzato dalla Marina Militare dedicato al Future Combat System, e in particolare agli scenari di guerra “multidominio” (aria, terra, mare, spazio e iperspazio), tra le molte proposte delle aziende vi è stata anche quella presentata da U-Avitalia in rappresentanza anche di Curti e NPC, peraltro azionisti di minoranza di U-Avitalia.

Il progetto battezzato PROTEUS si basa – secondo una rivista del settore – «su una serie di micro-satelliti lanciabili da piattaforme navali e UAS/RPAS che saranno imbarcati sulle unità navali stesse. (…) L’idea quindi è quella di mettere in orbita un pacchetto di nano satelliti e questo si collega con l’idea di trasformare la portaerei “Garibaldi” in una piattaforma di lancio spaziale [vedi il progetto SIMONA di Fincantieri, ndr] per effettuare una serie di missioni e, soprattutto, per garantire la navigazione dei velivoli manned e unmanned (ed eventualmente per disturbare l’avversario con il jamming). Per quanto concerne i sistemi senza pilota, la soluzione proposta da U-Avitalia prevede l’impiego di un VTUAV Zephir IIB».

L’elicottero ultraleggero di cui si parla è chiaramente la versione unmanned dello Zephir, costruito da Curti, certificato da U-Avitalia e pubblicizzato come “il primo elicottero al mondo con paracadute balistico”. Curti l’ha presentato per l’impiego civile, adatto all’addestramento piloti e alle missioni di sorveglianza delle forze dell’ordine. Ora sappiamo che la versione senza pilota potrà essere destinata a scopi militari.

Abbiamo chiesto una conferma a Curti, ma sino ad oggi non ci hanno risposto.

Seppur pienamente immersa in progetti militari multidominio, dai droni ai nanosatelliti, agli elicotteri senza pilota, la dirigenza di Curti minimizza, quando non le nega, le implicazioni militari delle loro molteplici attività.

In incontro pubblico nel maggio 2022, a una domanda sul coinvolgimento nell’industria bellica della sua azienda, l’amministratore delegato Alessandro Curti l’ha escluso o comunque riferito a un lontano passato.

Che cosa ne pensano invece le rappresentanze sindacali aziendali e i funzionari della Fiom-Cgil di Ravenna? Glielo abbiamo chiesto ma anche loro non vogliono esprimersi sul coinvolgimento militare della Curti. Forse questa reticenza (che speriamo passi) è dovuta anche al buon rapporto tra sindacati e l’azienda, che ha concesso vari contratti migliorativi e sostanziosi benefit ai lavoratori.

Ma ci può essere giustizia sociale senza pace?

 

 

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