Combattere alla radice il fenomeno dei matrimoni forzati in Italia

“Sposalo o ti accoltello,” è il titolo di uno degli ultimi articoli di cronaca riportati dal giornale il Giornale.it, il caso di una adolescente di Viareggio minacciata con un coltello dal padre perché non voleva sposare l’uomo cinquantenne che aveva scelto per lei.
Non è la prima e non sarà l’ultimo caso di cronaca, questa volta eccezionalmente con lieto fine, di cui sentiremo parlare. Sono molte le comunità extracomunitarie in cui le donne vengono ancora considerate come merci di scambio e/o vendita. Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione sul fenomeno delle spose bambine e la ricerca di modi per combatterlo. Tuttavia non è abbastanza: nonostante l’inasprimento della legge italiana nel tentativo di scoraggiare questo fenomeno dilagante ancora oggi fatti di cronaca di questo tipo sono all’ordine del giorno.

Trama di terre: l’associazione interculturale al fianco dei diritti delle donne
Diverse sono le associazioni che negli ultimi anni in particolare si sono preoccupate di porre rimedio a questa drammatica realtà. Una tra tutte l’associazione interculturale “Trama di Terre,” fondata da Tiziana Dal Pra nel 1997 a Imola, con lo scopo di promuovere diritti egualitari tra tutte le donne con particolare attenzione sulle comunità più a rischio per questi fenomeni.
“Il rischio- dice un articolo intitolato ‘Cosa ci fa lì l’Imam?’ a cura di Paola Sabbatani sul mensile “Una città” (n°277, agosto-settembre 2021)- è che i diritti delle donne vengano considerati un patrimonio solo occidentale.”
In questo articolo intervista a Tiziana Dal Pra, la fondatrice dell’associazione ci racconta come essa sia nata e le difficoltà che “Trama di Terre” e innumerevoli altre associazioni sorelle affrontano tutti i giorni nel loro percorso e nei loro tentativi di offrire aiuto a queste donne.

Donne obbligate a sposarsi: un fenomeno presente anche in Italia
Anche qui in Italia, “purtroppo esiste un regime di controllo molto pressante, specie per le giovani di Pakistan e Bangladesh. […] La rete familiare però non è solo controllo, è anche amore, affetto, sostegno. Per allontanarmene devi trovare una grande forza, perchè devi rinunciare a tutto questo per poi vivere in un contesto che non è così accogliente.” Mancano gli strumenti per aiutare, specialmente in termini di educazione da parte degli operatori dei centri di formazione, delle biblioteche di quartiere, e, spesso, nelle stesse forze dell’ordine cui alcune donne riescono a trovare la forza di rivolgersi. Sono infatti troppi, purtroppo, i casi in cui, una volta trovata la forza necessaria per cercare aiuto, la voce di queste ragazze di ogni età non viene ascoltata come dovrebbe.

Che fare?
E’ necessario dunque diffondere una cultura più approfondita, un addestramento, se così si vuole chiamarlo, su come gestire queste specifiche situazioni; forse solo allora potremo assistere, se non a un calo dei casi, almeno a una crescita di lieti fine in queste drammatiche storie.

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