Cause, conseguenze e soluzioni: il cambiamento climatico nello scenario europeo

A cura di Vittoria Consoli

“Le nostre scelte riecheggeranno per centinaia, migliaia di anni”. Questa è la frase che riassume il contenuto della presentazione del Rapporto di sintesi del Sesto rapporto di valutazione sul clima del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc). 

Al giorno d’oggi il tema del cambiamento climatico “riecheggia”, proprio come le nostre scelte, nella nostra società, nella nostra politica… insomma, è all’ordine del giorno. Oserei dire che chi non ne è a conoscenza è perché ha deciso di ignorare i fatti.

Per fornire ai lettori un quadro generale della tematica, è fondamentale sapere che le temperature globali medie sono notevolmente aumentate rispetto al 1700, raggiungendo il picco massimo tra il 2010 e il 2019, definito il decennio più caldo mai registrato fino ad ora; 19 dei 20 “anni più caldi” sono stati registrati negli anni 2000. 

Questi dati allarmanti trovano riscontro nelle prove scientifiche a disposizione, le quali dimostrano che le anomalie registrate sono dovute ad un aumento delle emissioni gas serra (GHG), prodotte dalle nostre attività di esseri umani. 

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Ancora più allarmante è la temperatura media globale attuale che si è alzata di 0,94-1,03°C rispetto all’epoca preindustriale e per la quale la comunità internazionale concorda debba essere monitorata affinché non arrivi a 2°C. Se la temperatura media globale dovesse alzarsi di 2°C, infatti, le conseguenze sarebbero catastrofiche, andando ad incidere sul clima e sull’ambiente, fino ad arrivare ad un “no return point” (al quale forse siamo già arrivati?).  

Il cambiamento climatico non è da intendersi solo in riferimento all’aumento delle temperature, come forse si pensa più comunemente, ma anche agli incendi boschivi1 sempre più frequenti, alla diminuzione dei raccolti2, alla perdita di biodiversità (terrestre e marina), ma soprattutto all’impatto che questo ha sulla salute delle persone. È da ritenersi infatti un circolo vizioso, ad esempio: molte specie animali e vegetali stanno subendo variazioni del loro ciclo di vita; ciò le porta ad una migrazione che impatterà sull’intero ecosistema e sui settori economici di riferimento quali l’agricoltura, la pesca e la silvicoltura. 

Dunque, abbiamo parlato del problema e potremmo forse andare avanti per ore a farlo, ma ciò che interessa a noi è trovare una soluzione. Come cita un articolo intitolato “Le soluzioni dell’UE per contrastare i cambiamenti climatici”, rintracciabile nella sezione “attualità” del sito web del Parlamento europeo, “contrastare il cambiamento climatico è una delle priorità del Parlamento europeo”. 

Vengono di fatti proposte alcune soluzioni, a seconda del settore, finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas serra:

  • Centrali elettriche e industrie: viene istituito il mercato delle emissioni (ETS, Emissions Trading System), utile a controllare le emissioni inquinanti e gas effetto serra attraverso la quotazione monetaria delle emissioni stesse combinato al commercio delle quote di emissione tra Stati diversi, al fine di rispettare i vincoli posti dal protocollo di Kyoto3. Le aziende devono quindi acquistare i permessi per poter emettere CO2 e questo significa che meno consumano, meno pagano. 

Il goal è quello di ridurre le emissioni industriali del 62% entro il 2030, in modo da adeguare l’ETS agli ambiziosi obiettivi del Green Deal4. Ci sono inoltre settori come i trasporti (su strada e marittimi) e l’edilizia che al momento non sono inclusi nell’ETS, ma con l’impegno di annetterli entro il 2027 con l’ETS II (sistema aggiornato).

  • Deforestazione ed uso del suolo: viene usato dall’UE anche il potere di assorbimento delle foreste per contrastare i cambiamenti climatici. Nella primavera del 2023, i parlamentari hanno votato per l’aggiornamento delle norme riguardanti la deforestazione e il cambiamento di destinazione del suolo (LULUCF)5, le quali, a seguito della modifica, comporteranno un aumento del 15% dei pozzi di carbonio dell’UE entro il 2030.
  • Importazioni da paesi meno ambiziosi per il clima: nell’aprile 2023 il Parlamento ha approvato le norme per il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere. Queste norme stabiliranno un prezzo del carbonio per le importazioni provenienti da industrie ad alta intensità di carbonio esterne all’UE, con l’obiettivo di contrastare la delocalizzazione verso paesi con obiettivi climatici meno ambiziosi.

Altro punto cardine è migliorare le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.

Nel 2018, il Parlamento europeo ha approvato una legislazione volta a combattere il cambiamento climatico, ridurre la dipendenza dell’UE dalle importazioni di combustibili fossili e aiutare le famiglie a generare la propria energia verde.

Il pacchetto legislativo si compone di tre proposte riguardanti rispettivamente: le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e un meccanismo di controllo.

Le norme sull’uso delle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica sono attualmente in fase di revisione per consentire all’UE di raggiungere nuovi ambiziosi obiettivi climatici fissati nell’ambito del Green Deal europeo nel 2021. L’aumento delle quote di energia rinnovabile e il miglioramento dell’efficienza energetica aiuteranno l’Europa a ridurre la propria dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, provenienti in gran parte dalla Russia.

Efficienza energetica significa utilizzare meno energia per produrre lo stesso risultato; dunque, una maggiore efficienza energetica non contribuisce solo alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, ma anche alla diminuzione dei costi dell’importazione di energie nell’UE, che ammontano a 330 miliardi di euro all’anno. 

Dal 2018, infatti, i legislatori europei stanno lavorando ad un aggiornamento dell’obiettivo di efficienza energetica del 32,5% per il 20306.

Un ultimo passo altrettanto sostanziale riguarda la creazione di un’economia sostenibile e circolare entro il 2050, che mira ad un ripensamento in ampio senso dell’intero ciclo di vita dei prodotti; in questo modo si dovrebbe arrivare ad una riduzione del consumo di risorse, una riduzione delle emissioni gas serra e soprattutto meno sprechi. Cosa si andrebbe a toccare quindi sul piano pratico? Sono previste dal piano di azione dell’UE misure riguardanti gli imballaggi e le materie plastiche, tessuti sostenibili7, costruzioni ed edifici, batterie e veicoli, materie prime critiche, la catena alimentare e la riparazione e il riutilizzo di beni (riciclo). 

Le azioni necessarie sono richieste in numerose dimensioni; certamente l’aiuto parte dal singolo, ma quello che si spera e ci si augura, oltre all’attività politica, è una grande cooperazione in modo da evitare il famoso “no turning point” sopracitato. Infatti, anche i fattori umani rendono possibile l’azione, attraverso fiducia, collaborazione, condivisione di benefici e oneri e riconoscimento che alcuni possono aiutare più di altri per fare la differenza.

FONTI:

  • Stefano Caserini, Climalteranti.it, “Il clima è (già) cambiato”, maggio 2023
  • Parlamento europeo, “Energie pulite: la spinta UE per le rinnovabili e l’efficienza energetica”, 2018 (aggiornato)
  • Parlamento europeo, “Le soluzioni dell’UE per contrastare i cambiamenti climatici”, 7 agosto 2018 (aggiornato al 7 maggio 2023)
  • European Environment Agency, Notizia: “I cambiamenti climatici comportano rischi sempre più gravi per gli ecosistemi, la salute umana e l’economia in Europa”, 25 gennaio 2017 (aggiornato al 23 novembre 2020)
  • European Environment Agency, “Suolo, territorio e cambiamenti climatici”, 5 dicembre 2019 (aggiornato al 21 marzo 2023)
  • Ipcc, Rapporto di sintesi del Sesto rapporto di valutazione sul clima del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici
  • Wikipedia
  1. “I fattori che hanno maggiore influenza sugli incendi sono il vento, l’umidità e la temperatura: l’umidità, sotto forma di vapore acqueo, influisce sulla quantità di acqua presente nel combustibile vegetale: quanto minore è il contenuto di acqua nei combustibili tanto più facilmente essi bruciano; il vento rimuove l’umidità dell’aria e porta ad un aumento di ossigeno, dirige il calore verso nuovo combustibile e può trasportare tizzoni accesi, e creare nuovi focolai di incendio. Le caratteristiche del vento più significative sono la direzione e la velocità. La direzione determina la forma che l’incendio assume nel suo evolversi; la velocità del vento ne condiziona invece la rapidità di propagazione; la temperatura del combustibile e quella dell’aria che lo circonda sono fattori chiave, che determinano il modo in cui il fuoco si accende e si propaga, influendo direttamente sul tempo di infiammabilità dei materiali vegetali.”, Dipartimento della protezione civile, approfondimento sul fenomeno degli incendi boschivi. ↩︎
  2. “Il persistente calo dell’umidità del suolo può rendere necessaria una maggiore irrigazione dei terreni agricoli e causare una diminuzione dei raccolti, se non addirittura la desertificazione, con conseguenze potenzialmente drammatiche sulla produzione alimentare. 13 Stati membri dell’UE hanno dichiarato di essere colpiti dalla desertificazione.  Nonostante questa ammissione, una recente relazione della Corte dei conti europea ha concluso che l’Europa non ha un quadro chiaro delle sfide collegate alla desertificazione e al degrado del suolo e che i provvedimenti adottati per combattere la desertificazione mancano di coerenza.
    Anche le variazioni di temperatura stagionali possono modificare i cicli annuali delle piante e degli animali e portare quindi a raccolti più scarsi. Ad esempio, la primavera può arrivare in anticipo e gli alberi possono fiorire prima che le uova dei loro impollinatori si siano schiuse. In considerazione del previsto incremento demografico, la produzione mondiale di cibo deve aumentare, non diminuire. Tale aumento è strettamente legato alla possibilità di mantenere il suolo sano e di gestire le aree agricole in modo sostenibile.”, European Enviroment Agency, “Suolo, territorio e cambiamenti climatici”, 2019
    ↩︎
  3. Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il surriscaldamento globale, pubblicato l’11 dicembre 1997 nella città giapponese di Kyoto in occasione della Conferenza delle parti “COP 3” della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica da parte della Russia.  A marzo 2013 gli Stati che hanno aderito e ratificato il protocollo sono 191, in aggiunta all’Unione Europea. Il 16 marzo 2007 si è celebrato l’anniversario del secondo anno di adesione al protocollo di Kyoto, e lo stesso anno ricorre il decennale dalla sua stesura. Con l’accordo di Doha, l’estensione del protocollo è stata prolungata dal 2012 al 2020, con ulteriori obiettivi di taglio delle emissioni serra. Wikipedia.
    ↩︎
  4. Il Patto verde europeo (o Green Deal) è un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050 ↩︎
  5. Uso del suolo, cambiamento di uso del suolo e silvicoltura (Land use, land-use change, and forestry, LULUCF), è definito dalla Segreteria della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici come «settore dell’inventario dei gas serra che copre le emissioni e gli assorbimenti di gas serra risultanti dall’uso diretto del suolo indotto dall’uomo come insediamenti e usi commerciali, cambiamento di uso del suolo e attività forestali». LULUCF ha un impatto sul ciclo globale del carbonio e, come tali, queste attività possono aggiungere o rimuovere anidride carbonica (o, più in generale, carbonio) dall’atmosfera, influenzando il clima. LULUCF è stato oggetto di due importanti rapporti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), ma è difficile da misurare. Inoltre, l’uso del suolo è di fondamentale importanza per la biodiversità. ↩︎
  6. Per più informazioni, consultare: https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/priorities/energia/20180109STO91387/lotta-al-cambiamento-climatico-e-politiche-dell-ue-per-le-energie-pulite ↩︎
  7. Alcuni esempi di tessuti sostenibili: lino, canapa biologica, cotone organico, cotone riciclato, bambù, lana e cashmere, tencel/lyocell, piñatex, econyl, modal, qmonos, reshi. Per più approfondimenti: https://www.stylight.it/Magazine/Fashion/Tessuti-Sostenibili/ ↩︎
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