Dalla serata “Pensieri sui giovani della Bosnia ed Erzegovina: ascoltiamo le parole di chi ha vissuto e vive in questo Paese” 08/07/2021
Dio dei cieli che regni su di noi e che tutto conosci, per carità, volgi il tuo sguardo su questa montagnosa terra di Bosnia e su di noi che ha partorito e che mangiamo il suo pane. Dacci ciò che giorno e notte, ognuno a suo modo, ti chiediamo: dona pace ai nostri cuori e l’armonia alle nostre città. Basta con il sangue e con i fuochi di guerra. Del pane della pace abbiamo bisogno!
(Ivo Andrić, Nella via di Danilo Ilić, Sarajevo, 1926)
I Balcani Occidentali: tra spopolamento, depressione economica e tensioni etniche
L’area dei Balcani Occidentali, in generale, si caratterizza per: declino della popolazione; alto tasso di disoccupazione e alti livelli di debito pubblico; istituzioni con basse performance; diffuso etnocentrismo e contestazione dello stato; sistema educativo insufficiente e rapida urbanizzazione che ha portato alla creazione di alcuni quartieri privi di sistemi idrici e sanitari, con conseguenze ecologiche disastrose.
La Bosnia, facente parte dell’area dei Balcani Occidentali, è un paese post-socialista, ora repubblica parlamentare federale composta da due entità, la Federazione di Bosnia ed Erzegovina (Federacija Bosne i Hercegovine) e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (Republika Srpska).
Il censimento della popolazione della Bosnia Erzegovina effettuato nell’ottobre 2013, il primo dall’indipendenza, mostra il drastico calo della popolazione, un dato indicativo della forte emigrazione della popolazione bosniaca, dettato dalla mancanza di prospettive che il paese fornisce ai giovani.
I giovani in Bosnia, delusi ma uniti
Gli under 25 bosniaci sono pari a 1.064.650 persone, ossia il 30,15%. Un numero alto che mostra come la popolazione sia relativamente giovane. Ma la popolazione giovanile è anche poco istruita, vi è quindi una scarsa scolarizzazione. Infatti solo il 9,5% ha completato gli studi fino all’università, mentre solo circa la metà della popolazione ha completato gli studi secondari.
Vivere oggi in Bosnia non è semplice, i ragazzi (certamente non tutti) percepiscono lo Stato come poco presente o inutile, e la stesse preoccupazioni emergono anche nei confronti dell’Unione Europea. Allora perché i giovani dovrebbero rimanere in questo Paese? Perché dovrebbero partecipare alla vita politica in uno Stato che non sentono presente?
Un ragazzo bosniaco, che vive in Italia, racconta: «(I giovani bosniaci) li vedo diversi rispetto alle precedenti generazioni, sono tutti più uniti, non li vedo tanto diversi da quelli italiani…le nuove generazioni sono sempre più connesse, e potrebbero informarsi meglio rispetto alle generazioni precedenti (…)”
Però, allo stesso tempo, il ragazzo sostiene: “Non mi sorprenderebbe se scoppiasse una guerra tra qualche anno… perché la gente è arrivata al limite”.
La necessità di uno Stato democratico
Allora cosa possiamo fare per questi giovani? Dalle interviste condotte su alcune persone di origine bosniaca sono emerse alcune problematiche ritenute particolarmente rilevanti, di cui occorrerebbe occuparsi al più presto:
-La corruzione, soprattutto delle forze dell’ordine e in generale la diffusa illegalità;
-Il diffondersi dei radicalismi;
– Il mercato del lavoro. Rafforzando la formazione e i punti di accesso informativi.
Alla base di tutto questo discorso vi è la necessità di un vero Stato democratico in Bosnia. Nelle parole pessimistiche di Ahmed Burić possiamo sentire la preoccupazione che ogni giorno molti giovani provano verso l’attuale situazione politica e la paura legata alle ripercussioni sociali ed economiche di una politica insufficiente.
“Non sostenere cambiamenti di lungo termine in Bosnia Erzegovina significherebbe lasciare spazio al diffondersi di radicalismi di ogni tipo e al rischio chi si verifichi uno scenario mediorientale. O qualcosa di peggio. La questione del mantenimento della democrazia in Bosnia Erzegovina non è più una questione politica. È una questione di sopravvivenza”.
Insomma lo scenario appena delineato mostra alcune pesanti fragilità di questo Paese, a partire dalla politica. Il Centro per la Pace si occupa da sempre di queste tematiche e lo farà ancor più sia grazie al progetto Total Peace – un dialogo fra i personaggi protagonisti di un’Europa democratica – che il 20-21 settembre verterà sulla figura di Alexander Langer, sia in vista della Marcia della Pace del 10 ottobre 2021 che quest’anno compie 60 anni.
La Pace viene innanzitutto dalla conoscenza, la conoscenza parte dall’ascolto!
Giada Alagic
Bibliografia
-Burić A. Bosnia Erzegovina, in attesa di una rivolta popolare. Il paese sta scivolando sempre più in una situazione critica: i partiti etno-nazionalisti la fanno da padrone dilaniando la società con clientelismo, corruzione e nazionalismo. Fino a quando? Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropea, 13/07/2020.
-Čeperković M., Gaub F., Emini D., Nechev Z. e Stakić I. 2018. Balkan Futures: three scenarios for 2025. European Union Institute for Security Studies, Paris.
-ISPI https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/bosnia-erzegovina-il-censimento-di-uno-stato-che-non-ce-15442 “Bosnia-Erzegovina: il censimento di uno stato che non c’è”
-Rumiz Paolo. 2016. Maschere per un massacro. Feltrinelli, Milano.
Consigli
-Museo nazionale delle arti del XXI secolo, via Guido Reni 4 A, Roma, «Più grande di me. Voci eroiche dalla ex Jugoslavia» a cura di Zdenka Badovinac e Giulia Ferracci.
–https://youtu.be/pQCrBmKOQg8 Mappa Mundi “Bosnia e Kosovo. Il nuovo domino dell’ex Jugoslavia. Vogliono ridisegnare i confini?”