Notte di sangue a Kenosha, la cittadina del Wisconsin da tre giorni teatro di violente proteste contro la polizia accusata di brutalità e razzismo. Dopo ore e ore di scontri e tafferugli, con lancio di sassi e bottiglie da una parte e gas lacrimogeni e proiettili di gomma dall’altra, sull’asfalto sono rimaste due vittime, mentre una terza versa in gravi condizioni.
A seguito dell’uccisione di due manifestanti e del ferimento di un terzo durante le proteste degli ultimi giorni, dopo il grave ferimento di Jacob Blake da parte di un agente di polizia, Amnesty International Usa ha diffuso la seguente dichiarazione:
“Ancora una volta dobbiamo evidenziare quanto sia fondamentale che negli Usa siano protetti i diritti di coloro che vogliono esercitare il loro diritto di manifestazione pacifica per chiedere la fine della violenza. E sono le forze di polizia a doverli proteggere. Sono sempre loro a dover assicurare che uomini armati non mettano in pericolo la sicurezza pubblica e non facciano il tiro al bersaglio nei confronti di manifestanti pacifici”.
Il Wisconsin è uno di quegli stati in cui si può circolare pubblicamente con un’arma, basta essere maggiorenni e non occorrono permessi. Le leggi che consentono questo fanno aumentare la violenza e mettono in pericolo tanto le forze di polizia quanto i cittadini. Devono essere annullate. Due persone sono morte e una è stata ferita semplicemente perché un privato cittadino ha deciso di sparargli contro.
A sparare con un fucile semiautomatico contro i manifestanti sarebbe stato un diciassettenne ripreso dai video di alcuni testimoni. Il ragazzo, Kyle Rittenhouse, si è dato alla fuga ed è stato poi arrestato ad Antioch, la sua città di residenza nel vicino Illinois. È accusato di omicidio volontario, mentre le indagini vanno avanti per scoprire se nella sanguinosa vicenda siano coinvolte altre persone. Adesso la paura è che la rabbia montata nelle ultime ore possa degenerare in una situazione fuori controllo. Finora infatti a nulla è servito il coprifuoco varato dalle autorità cittadine dopo i primi disordini seguiti al caso di Jacob Blake, il 29enne afroamericano che era in auto con i suoi tre figli e a cui un agente ha sparato ben sette colpi di pistola alla schiena, ferendolo gravemente e condannandolo a rimanere paralizzato.
A Louisville una settantina i manifestanti arrestati mentre chiedevano giustizia per Breonna Taylor, la ragazza afroamericana uccisa dalla polizia mentre dormiva nella sua abitazione. Il timore delle autorità a Kenosha e in tutti gli Usa è soprattutto per il prossimo fine settimana, mentre Washington si prepara a blindare di nuovo la Casa Bianca per la grande manifestazione antirazzista di venerdì: una marcia voluta dal movimento Black Lives Matter e dalle associazioni per la difesa dei diritti civili dopo il caso di George Floyd, per ricordare il 57esimo anniversario del famoso discorso di Martin Luther King ‘I Have a Dream’. Nella capitale federale sono attese almeno 50 mila persone.
Black Lives Matter sta diventando il più grande movimento per la giustizia sociale della storia degli Usa.
I giocatori Nba alzano di nuovo la voce dopo il nuovo episodio di violenza da parte della polizia nei confronti di un afroamericano. Infatti, i giocatori hanno deciso di non scendere in campo per protestare contro le violenze sugli afroamericani. George Hill è esploso su Twitter: “Siamo qui a giocare nella bolla come se niente fosse: ma le cose devono cambiare”. E Donovan Mitchell, stella dello Utah, ha aggiunto: “Al diavolo i playoff!”.
Via twitter anche LeBron James commenta l’ennesimo video che testimonia la violenza della polizia nei confronti della comunità afroamericana.
Chiara Cifani