L’Obiettivo 10 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile consiste generalmente in ”ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le nazioni”, un obiettivo di carattere sia sostanziale che strutturale. Si potrebbe definire “macro-obiettivo”, giacché il suo raggiungimento è correlato a quello degli obiettivi più specifici numero 4,5,8 e 11 (verranno analizzati nei prossimi articoli).
Per “disuguaglianze” si intende qualsiasi tipo di disparità e distinzione basata su età, etnia, nazionalità, sesso e/o orientamento sessuale, orientamento politico, professione religiosa, reddito e classe sociale di ogni individuo e/o gruppo sociale. Queste hanno inevitabilmente ripercussioni sia in ambito sociale, politico, economico e culturale, ed è per questo che si è dedicato un intero obiettivo al tema.
I Goals dell’obiettivo 10
L’obiettivo 10 è composto dai seguenti traguardi, nessuno dei quali ha data limite imminente:
10.1 Entro il 2030, raggiungere progressivamente e sostenere la crescita del reddito del 40% della popolazione nello strato sociale più basso ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale.
10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro.
10.3 Assicurare pari opportunità e ridurre le disuguaglianze nei risultati, anche eliminando leggi, politiche e pratiche discriminatorie e promuovendo legislazioni, politiche e azioni appropriate a tale proposito.
10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, salariali e di protezione sociale, per raggiungere progressivamente una maggior uguaglianza.
10.5 Migliorare la regolamentazione e il monitoraggio di istituzioni e mercati finanziari globali e rafforzare l’attuazione di tali norme.
10.6 Assicurare una migliore rappresentanza che dia voce ai paesi in via di sviluppo nelle istituzioni responsabili delle decisioni in materia di economia e finanza globale e internazionale, per creare istituzioni più efficaci, credibili, responsabili e legittimate.
10.7 Rendere più disciplinate, sicure, regolari e responsabili la migrazione e la mobilità delle persone, anche con l’attuazione di politiche migratorie pianificate e ben gestite.
10.a Attuare il principio del trattamento speciale e differente riservato ai paesi in via di sviluppo, in particolare ai meno sviluppati, in conformità agli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
10.b Incoraggiare l’aiuto pubblico allo sviluppo e i flussi finanziari, compresi gli investimenti diretti esteri, per gli stati più bisognosi, in particolar modo i paesi meno sviluppati, i paesi africani, i piccoli stati insulari in via di sviluppo e i paesi in via di sviluppo senza sbocco al mare, in conformità ai loro piani e programmi nazionali.
10.c Entro il 2030, ridurre a meno del 3% i costi di transazione delle rimesse dei migranti ed eliminare i corridoi di rimesse con costi oltre il 5%.
I traguardi riguardano diversi aspetti, anche se il fattore maggiormente preso in considerazione in questo obiettivo è quello di carattere economico e finanziario. È evidente, ad esempio, l’impegno a creare canali preferenziali per i paesi meno sviluppati o in via di sviluppo, soprattutto in seno a quelle istituzioni internazionali il cui potere decisionale è maggiormente determinante sia a livello internazionale che nazionale, volto a ribadire il concetto “nessuno verrà lasciato indietro” e che lo sviluppo sostenibile può essere raggiunto solamente collaborando e coinvolgendo tutti.
Migrazione e integrazione sono al centro dell’Obiettivo 4
I temi “migrazione ed integrazione”, molto delicati nel nostro Paese, costituiscono un altro aspetto fondamentale, giacché i diritti umani e l’uguaglianza sociale ed economica sono i primi, purtroppo, a venir meno quando si parla di viaggi, sbarchi, accoglienza e rimpatrio, per esempio.
Purtroppo, si dovrebbe anche sottolineare che non tutte le discriminazioni dipendono da fattori puramente economici, bensì, molte hanno anche origini di natura storica e/o culturale.
Fortunatamente, come già detto, l’Agenda è un progetto composito e nessun obiettivo è autonomo né a sé stante: pensiamo all’obiettivo n. 4, ad esempio, che si prefigge il raggiungimento di un’istruzione di qualità per tutti, a mo’ di completamento dell’obiettivo 10 (perché sì, l’istruzione è un punto cardine per l’eliminazione della discriminazione e delle disuguaglianze).
La situazione in Europa
Come sempre, volgiamo innanzitutto uno sguardo alla situazione generale all’interno dell’UE, situazione che sembra tutt’altro che rosea. Tra gli indicatori usati dall’Eurostat per analizzare la situazione dei 27 stati membri – ben 11 – risultano: divario tra cittadini per il tasso di occupazione, per chi ha abbandonato prematuramente la scuola, richieste di asilo, distribuzione del reddito e reddito pro capite.
Nel Rapporto ASviS 2020, si registra un enorme gap -di ben 46 punti – tra i “best performers” (i.e. Repubblica Ceca e Slovenia) ed i peggiori (i.e. Romania e Bulgaria). L’Italia si colloca tristemente sotto la media europea.
Fig. 1 – andamento generale UE fino al 2018 (ASviS 2020:43) Fig. 2 – andamento singoli stati membri UE (ASviS 2020:52)
In generale, gli ultimi tre/quattro anni sono stati generalmente segnati da un peggioramento nel conseguimento dell’obiettivo 10, dovuto soprattutto ad un aumento della disparità economica tra fasce meno abbienti e più prosperose della popolazione complessiva.
Per sostenere la ripresa dell’UE dall’impatto economico e sociale della pandemia, nel 2020 la Commissione Europea ha presentato una nuova proposta per il bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027, che include un “pacchetto di incentivi”: tra i vari, il cosiddetto Recovery Plan del valore di 750 miliardi di euro, il “Next Generation UE” e lo “Sure”, ma non solo.
L’Italia e l’obiettivo 10
Complessivamente, l’Italia non sembra essere ad un buon punto nel raggiungimento dell’obiettivo 10, tutt’altro.
Fig. 3 – andamento Italia (ASviS 2020:63)
Se ci concentriamo sull’aspetto puramente economico, in Italia nel 2019 solo il 20% della popolazione deteneva quasi il 70% della ricchezza nazionale (fig. 4 – in blu), mentre il 60% della popolazione più povera (fig. 4 – in grigio e giallo) ne possedeva a malapena il 13,3% (Rapporto DisuguItalia, 2021).
Fig. 4 - distribuzione ricchezza nazionale in Italia 2019 (Rapporto DisuguItalia 2021)
Tuttavia, “la dimensione reddituale…non è sufficiente da sola a spiegare lo stato di benessere degli individui. La salute, l’accesso a un’istruzione di qualità, la disponibilità di una abitazione adeguata, le incertezze connesse alle condizioni del lavoro, il grado di riconoscimento da parte della collettività del proprio ruolo e delle proprie aspirazioni sono determinanti imprescindibili di una vita dignitosa e libera da disagio per ciascuno” (Rapporto DisuguItalia, 2021).
Rapporto ASviS 2020
Nel Rapporto ASviS 2020, infatti, si riportano varie iniziative legislative che potrebbero rilanciare positivamente l’Italia nel suo impegno contro le ineguaglianze. Delle varie misure legislative emanate lo scorso anno, si può dire che è “evidente e positivo il cambio di direzione rispetto alla stagione dei condoni e della flat tax, così come positive sono le misure per l’accesso alle abitazioni e alla qualità dell’abitare, la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva e l’istituzione del Fondo assegno universale e servizi alla famiglia” (ASviS 2020:105). Inoltre, importante è segnalare il cosiddetto “Piano Sud 2030”, il quale individua cinque specifiche missioni, incrociate di volta in volta con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030.
Italia: politiche migratorie ancora arretrate
Ciononostante, non sembrano essere stati fatti progressi per il raggiungimento dei traguardi 10.3, 10.5, 10.6, 10.7 e 10.c (vedi sopra). In particolare, per quanto riguarda l’attuazione di politiche migratorie programmate e ben gestite, si riafferma la necessità di associare l’incremento delle risorse destinato all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati ad una politica migratoria di ampio respiro, organica e integrata (ASviS 2020: 106).
Infatti, nel Rapporto viene ribadita più volte la generale mancanza di organicità e sistematicità nell’elaborare ed implementare le varie misure, quando invece sarebbe necessaria un’azione mirata, unitaria e ben strutturata. Infine, altra pecca del Governo italiano sembra essere quella di adottare una strategia prevalentemente di protezione, anziché di promozione.
L’impatto della pandemia sul mondo del lavoro
La recente crisi pandemica ha certamente contribuito al trend negativo, andando ad esacerbare le disuguaglianze preesistenti. In Italia, in particolare, le donne ed i lavoratori autonomi e/o di settori a rischio, quali il turismo e l’intrattenimento, costituiscono alcune delle categorie più colpite a livello lavorativo; per non menzionare l’aumento della disoccupazione giovanile, il peggioramento delle condizioni economiche delle fasce più disagiate (specialmente per quanto riguarda i residenti non italiani) e le disparità a livello territoriale in termini di incidenza della pandemia. Certamente, le conseguenze dovute alla crisi incideranno pesantemente sul raggiungimento dell’obiettivo 10, e non solo.
Per concludere…
Nonostante le varie iniziative sopracitate, la situazione generale non appare fiduciosa, tutt’altro. Nonostante siano passati 6 anni dall’approvazione dell’Agenda 2030, non sembrano essere stati effettuati cambiamenti significativi e ci si chiede se sarà veramente possibile soddisfare pienamente l’obiettivo entro la data prevista.
La domanda è: qual è il vero motivo alla base delle disuguaglianze? Riteniamo che la questione economica sia solo la punta dell’ice-berg…e voi?
Per saperne un po’ di più…
Lo scorso 4 giugno, al Centro Pace si è tenuto un evento dedicato al tema, in occasione del quale il Professor Alfredo Alietti, del laboratorio Anti-Razzista ha presentato una recentissima ricerca sulla corrente situazione in materia di discriminazioni e disuguaglianze nell’Italia contemporanea (registrazione disponibile al seguente link).
Rebecca Marchegiani
Fonti:
AGNU. Risoluzione. 70/1, 25 settembre 2015.
https://asvis.it/rapporto-asvis-2020/
https://dashboards.sdgindex.org/static/countries/profiles/Italy.pdf
https://ec.europa.eu/eurostat/web/sdi/reduced-inequalities
https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_it#:~:text=Il%2027%20maggio%202020%2C%20in,per%20il%20periodo%202021%2D2027.