Ciao a tutti lettori della pace!
Quante volte pensiamo a com’è bello fare gruppo e raggiungere un obiettivo comune tutti assieme?
Purtroppo la realtà ci mette troppo spesso difronte a indifferenza, mancanza di altruismo, egoismo e tutto ciò che sminuisce e ci allontana dal lottare per un bene comune, per la cosa giusta.
Non sempre però ciò accade, per fortuna!
Facciamo un passo indietro: non molti mesi fa, poco dopo l’insediamento del nuovo governo, il neoministro alla Famiglia Lorenzo Fontana se ne uscì con una frase molto infelice che provocò molte critiche: ”le famiglie arcobaleno non esistono”. PUM! Un putiferio. Critiche da ogni dove, in tanti chiedevano le dimissioni immediate del neoministro. La comunità “gay” era stata colpita duramente, ancora una volta.
Fra le tante critiche però una blogger, Simona Melani, fa qualcosa di diverso e di molto acuto: contatta l’Arcigay e fa una donazione proprio a nome del Ministro Fontana!
L’azione viene emulata da altre persone e l’associazione si ritrova in pochi giorni con tante donazioni provenienti da tutta Italia. Il bene ha vinto!
Da qui è nata l’idea di creare una community, un progetto realizzato in tempi brevissimi da circa dieci persone, volontarie, che hanno creato un “porgere l’altra guancia” rivisitato in chiave terzo millennio e in chiave social. Rispondere all’odio con amore, pace, altruismo, attenzione e difesa per temi delicati, tante condivisioni e donazioni!
Mi spiego meglio, ogni volta che c’è un attacco pubblico di tipo omofobo, sessista, razzista, parte la gara di solidarietà per sostenere gli enti o l’ente e/o le associazioni individuate da YHWD che al contrario difendono e sostengono i diritti della categoria di persone attaccate. Ad esempio nel periodo in cui è stato pubblicato questo articolo (novembre 2018), sulla pagina Instagram di “You hate, we donate” si sta sensibilizzando sul tema dei migranti, sostenendo attivamente associazioni come “Medici senza Frontiere” e “Sos Mediterranée” in particolare dopo l’uscita del Ministro dell’Interno Salvini e il suo “è finita la pacchia!” frase sferrata contro chi naviga per giorni in mare in condizioni estreme fuggendo da una situazione di guerra o comunque forte disagio, e che cerca soltanto di approdare in un porto sicuro per poter migliorare le sue condizioni di vita, non solo qui in Italia ma anche in altri Paesi.
È un’iniziativa che permette di attivarsi, rendersi utile, far sentire la propria voce e non farci influenzare da parole insensibili e avvelenate che rendono invivibile la nostra esperienza di vita su questa terra.
Per una volta i social non sono solo lì per denigrare o dar spazio a temi marginali e talvolta inutili, ma diventano parte fondamentale di un cambiamento, seppur piccolo, diventano il mezzo per diffondere problematiche che rischiano di passarci sotto gli occhi senza che noi le vediamo, e possono aiutare ad attenuare il clima di ostilità che talvolta ci avvolge e a cercare di non farci perdere la nostra umanità.
Ricordate, You hate, We donate!
Sara Coppola