Inventario 8986; Collocazione PACE.LIBRI 01-IMMIGRAZIONE/183
I temi affrontati in questo fascicolo di Sociologia e politiche sociali si rinvengono in una storiella che si racconta negli Stati Uniti, paese d’immigrazione per eccellenza.
La storiella narra che in una serena nottata di metà Ottocento, in un piccolo villaggio del Dakota, un gruppo di giovani cacciatori della tribù dei Lakota, sempre più deluso dalla carenza di selvaggina determinata dalla caccia sistematica dei bianchi che invadevano le loro terre, dopo lunghe discussioni, si portò vicino al vecchio sakem per chiedergli quale fosse a questo riguardo l’errore più grave che si potesse attribuire agli uomini della sua generazione. Non si fece attendere molto la risposta del vecchio capo che laconicamente sentenziò: «Non siamo riusciti a salvaguardare il nostro modo di vivere, perchè non ci siamo dati una politica dell’immigrazione e non abbiamo controllato tale fenomeno!». […] I dati statici sugli immigrati irregolari in Italia sembrano segnalarci ultimamente una graduale, benchè ancora lenta, trasformazione del processo di mobilità internazionale che, da ormai due decenni, ha coinvolto anche l’Italia. Si tratta di un mutamento qualitativo che ha eminentemente a che fare con l’evoluzione dei diversi stadi migratori (nei quali mutano: l’etè media d’ingresso, il rapporto fra i sessi, il livello del titolo di studio, le previsioni di durata del soggiorno, etc.) come pure le preferenze degli immigrati nella distribuzione fra aree di accoglienza in accordo con la domanda di forza lavoro proveniente dai sistemi economici regionali. […] All’inizio del nuovo secolo è giunto al nostro paese un preoccupato monito delle fonti internazionali più autorevoli che con notevole concordia hanno indicato l’assoluta necessità per l’Italia di aprire le frontiere a un flusso programmato e regolato di ingressi di lavoratori stranieri e ciò solo per garantire la mera persistenza del sistema- economico- Italia a fronte di un crollo demografico da lungo tempo denunciato e oggi non più eludibile. […] Col passare degli anni, pur restando sempre possibili fenomeni particolari (come, per esempio, sono stati i frequenti sbarchi di clandestini sugli scogli delle isole di Pantelleria e Lampedusa o nelle coste del Salento), le immigrazioni in Italia sembrano dover gradualmente conoscere un assestamento a condizione però di cogliere al più presto l’opportunità consentita da una fase di presumibile sedimentazione dei processi migratori per approntare nuove e percorribili modalità per affrontare in modo civile la gestione delle diversità che caratterizzano già oggi la condizione di coabitazione in Italia e ancora di più saranno la norma in futuro. A questo punto va tenuta presente la particolare morfologia dei flussi immigratori che ha conosciuto il nostro paese, in quale risulta, in base ai riscontri statistici, il solo che, sommando le percentuali degli immigrati proventienti dalle prime cinque nazionalità presenti (nell’ordine: marocchini, albanesi, filippini, americani e tunisini), supera a mala pena il 30% del totale degli stranieri e nel quale contemporaneamente sono almeno venti le nazionalità con una presenza di oltre ventimila persone. Sulla base della nostra esperienza diretta possiamo aggiungere che ogni qual volta si è condotta un’indagine su un comune di medie dimensioni come Catania o Rimini si sono sempre riscontrati immigrati appartenenti ad oltre cento nazionalità diverse.
Gli scarni dati fin qui presentati sono sufficienti a porre al centro dell’attenzione la questione del multiculturalismo come modello di società da costruire in Italia.