di Davide Patuelli – Faenza
Qui sotto il testo della lettera che ho inviato al direttore de “Il Piccolo”, settimanale della diocesi di Faenza che attualmente esce con pagine molto simili anche nei settimanali delle diocesi di Cesena (Corriere Cesenate) e Ravenna (Risveglio 2000)
Sono molto meravigliato e dispiaciuto dei contenuti dell’intervista all’arcivescovo cattolico di Mosca Paolo Pezzi, originario di Russi, pubblicata su “Il Piccolo” del 13 ottobre scorso. In esso raccontava la sua risposta a una donna ucraina che chiedeva se suo fratello dovesse partecipare alla guerra, come richiesto dal suo Paese: “Deve andare al fronte: il bene e la difesa della Patria è un dovere giusto per il quale è possibile che debba dare la vita. Ma se non perdonerà, di cuore, il russo che avrà davanti, resterà divorato dall’odio per tutta la vita o negherà al nemico la salvezza”.
Sono meravigliato perché, già sessant’anni fa il Concilio Vaticano II aveva riconosciuto legittima un’altra opzione: l’obiezione di coscienza. Infatti, nella Gaudium et spes (79c) è scritto: “le leggi provvedano umanamente al caso di coloro che, per motivi di coscienza, ricusano l’uso delle armi, mentre tuttavia accettano qualche altra forma di servizio della comunità umana”. Le riflessioni di don Milani, di Ernesto Balducci non sono servite a niente? Sono inutili gli insegnamenti di Papa Giovanni XXIII e di Papa Francesco che condanna questa guerra e definisce folli i suoi artefici?
Sono dispiaciuto, perché immagino che tale consiglio sia stato rivolto anche ai giovani del suo gregge russo. I pastori continuano dunque a benedire la guerra del proprio Paese come nei secoli passati? I doveri verso la Patria prevalgono su quelli evangelici? Ben altra risposta si diedero i terziari francescani faentini di ottocento anni fa, vivente ancora San Francesco, dei quali si è fatta memoria in questi giorni: essi rifiutarono di portare e usare le armi in osservanza alla loro regola scritta pochi mesi prima e ispirata agli insegnamenti di Gesù. Concetti simili a quelli letti in tutte le chiese cattoliche la domenica antecedente l’invasione russa dell’Ucraina: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano” (Lc 6,27). Questa è l’unica strada che può interrompere la spirale di violenza e portare alla pace. Il perdono non può essere utilizzato per giustificarsi mentre si contribuisce ad alimentare il male. Al contrario, deve servire per evitare le guerre e/o per concluderle facendo il primo passo.
Autorizzare i fedeli a uccidere e a mutilare nel corpo e nella mente coloro che i propri governanti decidono essere nemici che fondamento cristiano ha? Tanto più in un conflitto che sta pericolosamente scivolando verso la guerra nucleare e totale condannate in modo assoluto dal Concilio.