Ancor prima di essere eletto Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump aveva dichiarato di voler iniziare una guerra commerciale e ora sembra aver fatto il primo passo con la decisione di imporre dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio.
“Proteggo i lavoratori americani e la sicurezza del Paese” ha dichiarato Trump nel presentare la sua offensiva protezionista, scegliendo di far riferimento all’articolo 232 che riguarda appunto la sicurezza nazionale. La giustificazione è infatti che gli Stati Uniti sarebbero vicini a perdere l’autosufficienza e che Trump non vuole trovarsi nella situazione in cui la produzione di materiale bellico, come appunto acciaio e alluminio, dipenda dalle importazioni straniere.
L’8 Marzo ha perciò firmato il decreto che impone dazi doganali sulle importazioni dall’estero del 25% per l’acciaio e del 10% per l’alluminio, che entreranno in vigore nel giro di 15 giorni, fatta eccezione per i paesi esentati, come Canada e Messico.
Trump mette sotto accusa in particolare le pratiche commerciali che hanno avuto, secondo lui, l’effetto di decimare le industrie Usa del settore, causando la perdita di 94 mila posti di lavoro e la chiusura di sei grandi fonderie, ma soprattutto la Cina, che con la sua enorme produzione ha fatto crollare i prezzi di carbone e acciaio. La Cina paradossalmente non risulta comunque tra i paesi più colpiti dalle ultime misure, perché gran parte del suo export di metalli va verso altre destinazioni, asiatiche ed europee.
L’Unione europea ha espresso particolare preoccupazione in merito alla questione e il Commissario europeo per il Commercio, Cecilia Malmström, si è affrettata a scrivere in un post su Twitter: “L’Ue è uno stretto alleato degli Stati Uniti e continuiamo ad essere del parere che l’Ue debba essere esclusa da queste misure… cercherò maggiore chiarezza su questo tema nei giorni a venire “.
Anche il Giappone ha chiesto di essere esentato, mentre dure reazioni ai dazi sono arrivate da Pechino (“serio attacco a commercio mondiale”) e da Londra (“modo sbagliato di affrontare il problema”) e la Corea del Sud ha ipotizzato il ricorso al Wto nel caso non ottenga l’esenzione.
Trump, riferendosi all’Unione, ha detto che i paesi europei “trattano molto male” gli Usa sul commercio e che sarà pronto a far cadere i dazi solo se loro faranno lo stesso con le loro “orribili” barriere e tariffe sui prodotti statunitensi in entrata.
Sul protezionismo all’interno dello stesso partito del Presidente c’è stata tuttavia una profonda spaccatura. Cento parlamentari repubblicani hanno esplicitamente espresso il loro disappunto, seguito addirittura dalla dimissione del capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, l’ex presidente di Goldman Sachs Gary Cohn, immediatamente bollato da Trump come “un globalista”.
Il mercato azionario ha fatto registrare un forte calo dopo l’annuncio, poiché gli investitori temono che la decisione possa scatenare una corsa ai dazi da parte degli Stati Uniti e dei loro partner commerciali e secondo molti esperti uno scenario di questo tipo avrebbe un impatto devastante sull’economia, negli Usa e nel mondo.
Leyla el Matouni