L’informazione che uccide

Daphne Anne Vella era nata il 26 agosto 1964 a Sliema (Malta), studia presso l’Università di Malta per laurearsi in archeologia nel 1997. Sposata con Peter Caruana Galizia, con il quale ha avuto tre figli, diventa presto una giornalista molto conosciuta in tutto il territorio maltese in veste di redattrice associata e giornalista per “The Malta Independent” e “The Malta Independent on Sunday” e di direttrice della rivista “Taste & Flair”. Ma la vera notorietà le è stata resa a partire dal 2008, quando Caruana Galizia ha curato un blog, intitolato “Running Commentary”, che includeva segnalazioni investigative e commenti personali. Il suo blog era uno dei siti più popolari di Malta. Possiamo senza dubbio affermare che Daphne fosse la più famosa giornalista investigativa maltese. Coraggiosamente aveva rivelato al mondo uno scandalo di petrolio e tangenti, pagate (secondo i documenti pubblicati), dal regime dell’Azerbaijan ai vertici del governo maltese, coinvolgendo la moglie del premier Josep Muscat. Più recentemente aveva invece raccontato come l’isola del Mediterraneo si fosse trasformata in uno dei luoghi prediletti per il traffico internazionale di droga, facendo nomi e cognomi dei presunti protagonisti del business, primo fra tutti quello di Antoine Azzopardi. Nel 2016, Caruana Galizia è stata la prima a lanciare la notizia del coinvolgimento dei politici governativi, Konrad Mizzi (capo staff di Muscat) e Keith Schembri (ministro dell’energia e della salute), nei Panama Papers, grazie al coinvolgimento di suo figlio Matthew nel Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi. Ha, in particolare, rivelato che Mizzi aveva connessioni con Panama e la Nuova Zelanda, spingendo il ministro a rivelare l’esistenza del Rotorua Trust. Aveva tirato in ballo i potenti e stava sbrogliando le fila di una matassa di corruzione, evasione fiscale, tangenti e dirette collusioni con la criminalità organizzata. Per questo motivo desta inquietudine la sua morte avvenuta il 16 ottobre 2017, a 53 anni, bruciata viva all’interno della sua auto a causa di un’autobomba (molto simile a quelle usate da “cosa nostra” negli attentati del 1992/1993) a Bidnija, il villaggio dove la giornalista abitava insieme alla famiglia. Omicidio che non può essere altro che il risultato di una divulgazione di notizie troppo “calde” per essere alla portata dell’opinione pubblica, troppo compromettenti per la stabilità di una nazione UE (Malta è capitale della cultura europea). Il governo del Premier laburista Josef Muscat avrebbe aperto l’Europa a oligarchi russi, sceicchi del golfo, corrotti satrapi azeri e ai loro capitali “neri”. Insomma, notizie sature di argomenti troppo suscettibili alla verità. In questo senso è rivelante notare come, in seguito all’omicidio, la stampa e i cittadini, molto più della stessa politica, sembrano gridare giustizia nella più generale rivendicazione al diritto di un’informazione pura, apolitica, trasparente. In questa direzione si muove The Daphne Project, un lavoro collettivo condotto tra varie testate giornalistiche internazionali, per continuare il lavoro di Daphne Caruana Galizia, la giornalista investigativa martire di quell’informazione spesso scomoda, a tal punto da poter uccidere.

Roberto Cuturello

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