Da tempo la questione delle elezioni per il rinnovo della Duma, la camera bassa del Parlamento russo, è stata al centro del dibattito internazionale: la vittoria di Russia Unita, partito attualmente al governo, era stata prevista da tempo ed era più che scontata, a causa della durissima repressione inferta agli oppositori del presidente Vladimir Putin nei mesi precedenti alle elezioni. Inoltre, le modalità di voto hanno suscitato più di una perplessità sia all’estero che in Russia, tanto che i pochi partiti di opposizione rimasti hanno denunciato alle autorità le evidenti irregolarità tra cui compravendita di voti, scarsi controlli e voti multipli.
Elezioni pilotate
Le previsioni infatti non hanno tardato a realizzarsi: stando ai dati della Commissione elettorale centrale della Russia, il partito Russia Unita (Edinaja Rossija) ha ottenuto una vittoria schiacciante, registrando il 49,8% dei consensi e conquistando 324 seggi. L’altissimo numero di preferenze sottende tuttavia un diffuso malcontento per l’attuale governo: la popolarità di Russia Unita cala di anno in anno, soprattutto a causa dell’abbassamento del tenore di vita. Il calo di popolarità è stato significativo in Siberia e in estremo oriente, aree tradizionalmente filoputiniane ma è stato compensato dall’aumento di consensi nella regione di Mosca, dove solitamente il partito otteneva risultati mediocri. Questo improvviso cambiamento della regione è quasi certamente dovuto ai brogli elettorali correlati all’introduzione del voto elettronico. La nuova modalità di voto è stata sin da subito ampiamente contestata dalle forze di opposizione in quanto ritenuta illegittima, poco trasparente e pilotata dal governo. A dare forza ai sospetti dell’opposizione vi è ad esempio la testimonianza di Ella Pamfilova, capo della Commissione Elettorale Centrale russa (CEC) , secondo la quale i sistemi di voto online russi sono stati oggetto di attacchi informatici nei giorni delle elezioni. Inoltre, i risultati del voto elettronico sono stati comunicati solamente quattordici ore dopo la chiusura dei seggi, facendo presagire modifiche all’esito della consultazione.
L’opposizione risponde col voto intelligente
L’opposizione guidata da Navalnyj, in carcere già da febbraio, ha risposto alla strategia del governo con una propria iniziativa: il voto intelligente, ovvero un’app capace di suggerire a ogni elettore il candidato di opposizione con più chance di vincere, con il chiaro intento di compattare il fronte contrario a Putin e di far entrare in Parlamento il maggior numero possibile di candidati non approvati dal governo. A causa dell’ingerenza del Cremlino, l’app è stata oscurata e cancellata durante i giorni delle elezioni. Il voto intelligente è comunque riuscito nel suo intento, anche se non ha spostato gli equilibri in Parlamento come sperato. Grazie alla strategia dell’opposizione, nelle regioni dove non è stato sperimentato il voto online, il Partito Comunista (Kprf) con 57 seggi e il 18,9% ha raccolto la maggior parte delle preferenze del voto intelligente ed è riuscito ad attrarre nuovi elettori. Oltre al relativo successo dei comunisti, le elezioni hanno confermato la presenza in Parlamento del Partito Liberal-Democratico di Russia, vicinissimo alla destra e notoriamente populista e di Russia Giusta, di centro sinistra; i due partiti hanno ottenuto in totale 48 seggi. Questi dati fanno intuire che lo scopo primario del voto intelligente non sia stato raggiunto, dal momento che l’unico nuovo ingresso in Parlamento è stato il partito Novye Ijudi (Persone nuove), molto vicino al presidente Putin, seppur con vaghi elementi liberali e riformisti.
Quali implicazioni per il futuro?
I risultati delle elezioni avranno profonde implicazioni sul futuro prossimo del paese: il controllo dei due terzi del Parlamento permetterà a Putin di conservare la sua “supermaggioranza” e riuscire a modificare nuovamente la Costituzione nel senso più favorevole al presidente, che con tutta probabilità rimarrà al governo fino al 2036. Il voto di settembre, per di più, non sarà altro che una “prova generale” per le elezioni che si svolgeranno tra tre anni, che porteranno a una nuova vittoria di Putin.
Ciò che è chiaro è che l’ appoggio al presidente sta calando drasticamente in favore di altre forze capaci di canalizzare il sempre più diffuso malcontento della popolazione russa, il cui benessere è in calo a causa dei continui rincari. Il continuo opprimere le forze di opposizione, prima fra tutte quella di Navalny, dichiarata dal tribunale di Mosca “estremista”, non potrà reggere a lungo: nuove forze contrarie al governo si moltiplicano ogni giorno, soprattutto all’estero dove i canali della sicurezza e la propaganda del Cremlino sono più deboli. Se il governo attuale ha bisogno di mobilitare tutte le forze in suo possesso, organizzando addirittura la piattaforma per il voto online nelle regioni in cui solitamente le percentuali di Russia Unita erano più basse, significa che nella Federazione Russa è in atto un cambiamento irreversibile.
Anna Giuseppina Pes