La crisi curda scatenatasi nei mesi scorsi è caratterizzata soprattutto dagli Usa; infatti Trump dichiara: ’I curdi non sono angeli’.
I contingenti americani abbandonano il territorio lasciando solo alcuni drappelli di uomini per il controllo delle aree petrolifere, messaggio chiaro: l’oro nero vale più delle vite umane. Dal 1991 è proprio questo il motivo portante dell’invasione che ha vessato le popolazioni civili dell’Iraq con bombe e lutti infiniti: da questa guerra nasce il risentimento e la frustrazione della popolazione umiliata, da qui ha origine la rabbia e l’odio di Al Qaeda e dell’Isis che hanno reso il mondo un posto meno sicuro.
In tale situazione risulta fondamentale l’azione delle Ong e in particolare di ‘Un ponte per’ che si è sempre assicurato il confederalismo democratico e includente e a causa del NES (Offensiva Turca del nord est della Siria) ha dovuto ritirare il suo personale internazionale: il 9 Ottobre tutto ciò salta in aria, la Mezzaluna rossa curda diventa un target dell’aviazione di Erdogan, la guerra bussa alle porte e il sultano di Ankara non si accontenta del sangue già versato. L’invasione NES è stata presentata come un’invasione di pace, oppure con un altro termine folle ‘guerra umanitaria’: tale ossimoro ha fatto dei proseliti, ma la realtà dei fatti è che si tratta di una sostituzione etnica considerabile come un crimine contro l’umanità, che costringe le persone a scappare dal luogo di nascita sostituendole con altri profughi siriani che fuggono da altre parti della Siria; in questo scambio entra in gioco Assad, presidente disconosciuto nel 2011 dalle manifestazioni di piazza, finite nella morsa della repressione da un lato e dei gruppi jihadisti dall’altro; nel contempo Russia, Iran, Israele, Usa, Francia e Turchia agiscono secondo le logiche del colonialismo; in questo modo il popolo curdo è stato diviso in quattro stati (Iran, Iraq, Turchia, Siria) sotto l’attacco delle bombe.
Nel contempo in Turchia nel 2016 è avvenuto un golpe poi fallito e il dato che fa riflettere è la perdita del comune di Istanbul, che risulta essere un campanello di allarme molto forte; inoltre la propaganda turca presenta i curdi come dei terroristi e la paura regna in Turchia come ai tempi di Mussolini, quando si elogiava romanamente la guerra. Tristemente si può parlare dell’Europa solo per la sua assenza, eppure potrebbe fare molte cose, come chiedere una no-fly zone al Consiglio di sicurezza, oppure richiedere che vengano ritirati i contingenti dal confine siriano, oppure che vengano tolti i missili dislocati a difesa dello spazio turco. La gratitudine verso il governo curdo è stata dimostrata solo a parole, il popolo curdo si è invece mobilitato boicottando i prodotti made in Turchia. E’ necessario un aiuto forte nel nord-est della Siria, in particolare c’è bisogno di umanità e di non considerare la guerra una cosa normale.
Alessio Manto