Il paese delle armi: falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata – di Giorgio Beretta

Inventario 9521;Collocazione PACE.LIBRI 08-PACE/454

Si tratta di un’inchiesta sulle armi in Italia e al contempo di un’opera di decostruzione di vari falsi miti che riguardano l’utilizzo e la produzione di queste. L’autore, Giorgio Beretta, é un analista del commercio nazionale e internazionale di sistemi militari e “armi leggere” e dei rapporti tra finanza e armamenti.

Il primo falso mito che l’autore sfata nel suo libro è quello di non potere diminuire la produzione di armi non militari, perché ciò comporterebbe una perdita troppo grande di posti di lavoro: in realtà questa vale solo 600 milioni di euro, cioè quanto la produzione di giocattoli. É però vero che l’Italia è primo produttore europeo di armi sportive e da caccia e uno dei principali produttori ed esportatori mondiali di armi da guerra.

Altro falso mito affrontato è quello del pericolo rappresentato da furti e aggressioni nelle abitazioni, che deriva da una paura infondata diffusa anche da alcuni partiti di destra che reclamano il “diritto alle armi”. Fortunatamente però, sembra che questo non sia condiviso dalla maggior parte degli italiani, che invece sono consapevoli del rischio di tenere un’arma nella propria casa.

L’autore illustra anche il processo per ottenere una licenza di possesso di arma legale, evidenziando che non è così difficile come sembra. Proprio a questo proposito, Beretta introduce il concetto di zona grigia, riguardo al fatto che nessuno sa con precisione quante siano le armi legalmente detenute dagli italiani e nemmeno quanti di questi abbiano una licenza per possederle e sottolinea che le norme vigenti sembrano ideate ad hoc per favorire i produttori e i rivenditori di armi, più che per garantire la sicurezza pubblica.

Ancora più sconcertanti sono i fatti riportati dall’autore quando afferma: “Né l’Istat né il Viminale riportano il numero di omicidi commessi con armi legalmente detenute: è una grave e ingiustificabile mancanza che andrebbe colmata al più presto. Gli unici dati disponibili sono quelli registrati nel database dell’Osservatorio Opal, che curo personalmente ed è consultabile online, e rivelano un fatto allarmante e ampiamente sottovalutato: ogni anno si verificano in Italia più di trenta omicidi con armi legalmente detenute”. In egual modo, non si hanno dati adeguati neanche sui femminicidi commessi con armi legalmente possedute, si tratta di un fenomeno sottovalutato da rappresentanti politici, così come dalle autorità e dai centri di ricerca. Infatti, pur essendo evidente che in situazioni di conflitti di coppia, possedere un’arma implica una tentazione ad usarla, esistono dati sulla questione solo grazie al rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, secondo cui nel periodo 2017-18 è stato il caso del 16,1% dei femminicidi.

Infine, l’autore propone alcune soluzioni e in particolare ritiene urgente rendere più restrittive le norme sulle licenze per armi, intensificando i controlli sui legali detentori, rendendoli non solo più adeguati, ma anche più frequenti. In aggiunta a questo, Beretta mette l’accento sulla necessità di verificare lo stato di salute mentale, la stabilità psicologica e l’emergere di situazioni potenzialmente letali nella vita di chi possiede o richiede una licenza, elementi ad oggi non presi in considerazione nel processo di ottenimento del porto d’armi.

Ad ogni modo, per comprendere affondo queste tematiche e scoprire tutte le soluzioni proposte dall’autore, è consigliata la lettura integrale del libro presentato.

Chiara Tammaro

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