Giovedì 3 Maggio, come ogni anno, è si è celebrata la giornata internazionale della libertà di stampa indetta dall’Onu nel 1993 su iniziativa dell’Unesco.
Il tema scelto per questa 25ma giornata “Keeping power in check: media, justice and the rule of law” è stato dedicato, in particolare, alla relazione che intercorre tra media, giustizia e Stato di diritto anche alla luce del ruolo crescente svolto da blog e social network nel settore dell’informazione.
Luogo scelto per le celebrazioni ufficiali è stato Accra, capitale del Ghana, che per due giorni ha riunito speaker e giornalisti provenienti da tutto il mondo con un’attenzione particolare all’Africa e al Medio Oriente. Alle celebrazioni per la giornata e alla presentazione dell’ultimo rapporto Onu a proposito degli indici di libertà di stampa nel mondo, si è accompagnata una campagna di sensibilizzazione all’informazione e alla verifica delle fonti a cui hanno aderito le maggiori testate internazionali dal titolo “Leggi di più, ascolta di più, capisci di più”.
Ad Accra una Commissione internazionale indipendente di giornalisti ha assegnato il premio Unesco/Guillerno Cano a Mahmoud Abu Zeid, giornalista e fotoreporter egiziano arrestato nell’Agosto del 2013 per aver dato copertura mediatica ad una manifestazione presso la Rabaa Al-Adawiya Square del Cairo. Il Working group on arbitrary detentions dell’Onu aveva riconosciuto infatti il suo arresto arbitrario e contrario ai diritti e alle libertà tutelate dalla Dichiarazione Universale dei Diritti umani; Marra Ressa, presidente della giuria, ha dichiarato che la scelta di Abu Zeid “è un riconoscimento al suo coraggio, alla sua resistenza e al suo impegno a favore della libertà di espressione”.
Il programma della conferenza è stato organizzato attorno a casi-studio positivi in cui i media hanno contribuito alla trasparenza del potere e alla responsabilizzazione delle autorità nei confronti dei cittadini; si è discusso dell’importanza dei media nella chiarezza dei processi elettorali, del rapporto tra giustizia e informazione e delle nuove sfide poste dalla Rete.
Oltre ai giornalisti anche politici, giuristi, accademici, rappresentanti di organizzazioni non governative hanno partecipato alla giornata contribuendo alla realizzazione di diciotto sessioni parallele su temi come la censura via internet, le molestie sessuali dirette contro le giornaliste, i protocolli di autodifesa e protezione dei dati digitali.
Il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, in occasione della giornata, ha ribadito in un video messaggio la sua convinzione sull’essenzialità della libertà di stampa per la tutela della pace, della giustizia e dei diritti umani, per costruire società trasparenti e democratiche e per responsabilizzare chi è al potere. Ha inoltre sottolineato l’assoluta necessità di leggi che proteggano il giornalismo indipendente, ma soprattutto il controllo della loro attuazione e del loro rispetto.
Il Presidente Mattarella, nel messaggio inviato al presidente dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani, Alessandro Galimberti, in occasione della XI Giornata della memoria dedicata ai giornalisti uccisi da mafie e terrorismo ha dichiarato: “Dai giornalisti arriva un contributo rilevante alla causa della democrazia…per questo occorre sostenere il loro lavoro…difendono dall’aggressione la nostra vita sociale e la nostra libertà personale e familiare”.
Dall’inizio del 2018, secondo dati di Reporters sans frontières (Rsf), risultavano essere almeno 29 i giornalisti e gli operatori dei media uccisi, prima che il duplice attentato in Afghanistan non appesantisse di almeno altri nove morti il bilancio.
Nel 2017 i giornalisti uccisi nel mondo erano stati 65, in leggero calo rispetto ai 79 dell’anno precedente. Più in particolare, tra i reporter uccisi nel 2017 c’erano 50 professionisti, sette blogger e otto collaboratori. Lo scorso anno il Paese più pericoloso risultava essere la Siria, davanti a Messico, Afghanistan, Iraq e Filippine.
Più di 600 giornalisti sono stati assassinati negli ultimi 10 anni e molti di loro erano corrispondenti in aree non interessate da conflitti.
Molto problematica rimane infine la questione dell’impunità: si stima infatti che ogni dieci casi di omicidio con vittima un giornalista, nove rimangano impuniti.
Leyla el Matouni