Coronavirus e Razzismo: due virus pericolosi

Ferme, silenziose e vuote: sono così le strade di Piacenza, i supermercati di Milano, la piazza di Lodi, il centro di Crema, le attrazioni turistiche di Parma, il polo universitario di Padova. La nostra penisola è letteralmente bloccata, l’economia italiana è spaventosamente in ginocchio e dietro a tutto questo c’è una ragione, esiste un motivo e ha un nome: coronavirus. Questa patologia, che incute tanto terrore e che fino a qualche settimana fa sembrava così lontana, ha invaso la nostra nazione; sembravamo così pronti e preparati nel respingerla e invece, ad oggi, siamo fra i paesi più colpiti al mondo, secondi solo alla Cina.

Tale situazione di emergenza e panico generale ha provocato delle forti e importanti conseguenze, non solo a livello sanitario ed economico-finanziario, ma anche a livello sociale. Allarmismo comune, grave isteria di massa e un crescente, quanto sconcertante, sentimento razzista, dapprima nei confronti della popolazione cinese, per poi diffondersi anche a livello locale. Costretti a dover assistere a episodi di stampo discriminatorio tra connazionali stessi, tra nordici e meridionali: roba che ha dell’assurdo, una sorta di apocalisse. Anziché andare avanti, si fanno dei grossi passi indietro.

E così siamo spettatori di scene alquanto vergognose, come quella che interessa gli abitanti di Ischia, pronti ad accogliere pullman di turisti provenienti dal Veneto, una delle regioni della cosiddetta “ex-zona rossa”, con insulti e minacce. “Tornatevene a casa vostra” è la frase che riecheggia più spesso, “per una vita ci avete chiamato terroni e ora venite qui” sembra essere l’alibi, la giustificazione che permette di pronunciare frasi così terribili.

E anche chi dovrebbe essere motivo di esempio, in quanto impegnato attivamente in politica, scienza che prevede come fine ultimo quello della realizzazione del bene comune, cade nel baratro della disumanità e dichiara testualmente: «la mentalità che ha il nostro popolo a livello di igiene è quella di farsi la doccia, di lavarsi spesso le mani. L’alimentazione, il frigorifero, le scadenze degli alimenti sono un fatto culturale. La Cina ha pagato un grande conto di questa epidemia che ha avuto perché li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi. Il virus non deve trovare un substrato dove poter proliferare. E noi siamo dei maniaci da questo punto di vista». Sono queste le parole del Presidente della regione Veneto, Luca Zaia. Se chi ricopre una carica pubblica, un ruolo così mediaticamente esposto si permette di fare delle affermazioni del genere, senza un reale senso logico, cosa possiamo pretendere e aspettarci dai ceti più bassi della popolazione? La domanda è lecita, la risposta ancor più terrificante.

Ma anche il resto d’Italia fa fatica ad andare avanti: la signora Sonia, proprietaria del ristorante cinese simbolo dell’Esquilino a Roma, “Hang Zhou”, racconta al Messaggero di essere obbligata a chiudere il locale per almeno due mesi; neanche i clienti abituali fanno visita nel weekend. La gente ha paura, ma ha soprattutto paura dei cinesi, come se fosse automatico e naturale che siano tutti indistintamente infetti. La testata giornalistica Rolling Stone sostiene che “il coronavirus stia tirando fuori tutto il razzismo e la violenza degli italiani”, purtroppo un’amara e triste verità, molto difficile di questi tempi da smentire o confutare.

L’aspetto più simpatico, tipicamente italiano, di tutta la vicenda è che ci lamentiamo del fatto che all’estero, ora come ora, non siamo ben voluti: moltissimi voli aerei cancellati, gente che ci guarda con spavento e si allontana di almeno due metri quando capisce la provenienza, c’è chi, addirittura, ironizza sulla faccenda con spot pubblicitari, in cui il cosiddetto Belpaese sforna delle “corona-pizze”. Spiacevoli realtà, questo è innegabile. Tuttavia è bene ricordare che siamo noi per primi a comportarci così nei confronti di un’altra etnia e nei confronti di altri nostri concittadini. Perché dei fatti di Ischia ce ne siamo già tutti dimenticati, mentre quello che hanno fatto i francesi non riusciamo a tollerarlo? Come sempre, predichiamo bene, ma razzoliamo malissimo.

È il caso di smetterla una volta per tutte, cosicché notizie come queste non debbano più essere ascoltate e soprattutto adottare dei comportamenti prudenti, affinché questo coronavirus sia sconfitto per due ragioni essenziali: una ripresa economica della nazione il prima possibile e la riapertura di tutte le scuole di ogni grado e delle università. Solo così si può abbattere questa forma di razzismo del 2020, che, purtroppo, sa tanto di Medioevo.

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