Dopo l’accusa del presidente turco Erdogan, l’Arabia Saudita afferma che l’omicidio del giornalista saudita dissidente Jamal Khashoggi è stato attentamente pianificato giorni prima della sua morte.
Inizialmente era stato annunciato che a causarne la morte era stata una “colluttazione”, per la quale furono arrestate 18 persone e vennero rimossi dai loro incarichi due stretti collaboratori della Corona: il generale Ahmed al Asiri, uomo di punta dei servizi segreti, e Saud al-Qahtani, stretto consigliere del principe ereditario Mohammed bin Salman.
Molte cose però lasciavano pensare che questo non fosse il vero motivo della morte di Khashoggi, come il ritrovamento di alcune sue parti del corpo nel giardino della residenza del console saudita; il giornalista sarebbe stato infatti fatto a pezzi e il suo volto “sfigurato”. Questo ritrovamento però non è stato confermato dalla Procura di Istanbul.
Risultano anche sospetti l’arrivo del gruppo di 15 agenti sauditi a Istanbul poco prima del delitto, e il fatto che il giorno del delitto il sistema delle telecamere di sorveglianza, all’interno del consolato saudita di Istanbul, fosse stato rimosso e che tutte le registrazioni siano state cancellate. Inoltre le immagini registrate quel giorno mostrano un uomo vestito come Khashoggi che esce dal consolato saudita di Istanbul poco dopo l’omicidio, per far credere che il reporter potesse aver lasciato l’edificio.
Ad interessarsi al caso della morte del giornalista del Washington Post è anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il quale, con la minaccia di sanzioni, ha spinto Riad ad ammettere la premeditazione dell’omicidio.
L’Arabia Saudita, e in particolare il principe ereditario Mohammed bin Salman, si trova in questo momento isolata, è stata infatti abbandonata dai ministri economici di Europa e Stati Uniti, dal Fondo monetario internazionale e non solo.
Ora si attende che i 18 sospettati arrestati vengano processati in Turchia, il processo verrà infatti gestito dai tribunali nazionali, molte domande rimangono però ancora senza una risposta.
Giulia Soffiantini