Birmania: la democrazia interrotta

Mercoledì 5 maggio si è tenuto un interessantissimo incontro online aperto a chiunque fosse interessato, per parlare della drammatica situazione che sta vivendo la popolazione birmana a seguito del recente colpo di stato, avvenuto il 1° febbraio 2021 per mano dell’apparato militare del paese. Ad organizzarlo sono stati il Centro per la Pace di Forlì ed il Comitato per la lotta contro la fame nel mondo di Forlì, uniti dalla volontà di fare luce su un evento poco discusso dai media e dalla classe politica, ma che, in un mondo ormai profondamente globalizzato, non può essere lasciato in ombra. 

A mostrare vari aspetti del complesso quadro birmano e condividere le loro esperienze e conoscenze, professionali e personali, sono stati, in ordine di intervento, Andrea Saletti, in rappresentanza del Comitato per la lotta contro la fame nel mondo di Forlì; Albertina Soliani, ex-senatrice fondatrice della associazione parlamentare “Amici della Birmania”, presidente dell’istituto Alcide Cervi  e conoscente personale di Aung San Suu Kyi; Virginia King, di origine birmana, ma residente in Italia da tanti anni, legata ed appassionata alla questione; Giorgio Beretta, membro dell’OPAL (osservatorio indipendente permanente sulle armi leggere, di difesa e di sicurezza di Brescia) e dell’IRES (centro di ricerca e studio della CGL di Firenze) e parte della Rete Pace e Disarmo; Claudio Casadio e Mauro Sarasso, entrambi conoscitori del Myanmar ed attivi nella divulgazione di temi pertinenti al paese. 

Moderatore: Raffaele Barbiero, operatore del Centro per la Pace di Forlì.

Iniziato alle 21, l’evento ha occupato tutta la serata, tanti erano i punti su cui focalizzarsi e le vicende da raccontare. Risulta sia difficile che “ingiusto” riassumere in poche righe tutto ciò che è stato detto, ed è per questo che vi invitiamo a visualizzare la registrazione dell’evento (link in fondo). 

Ad ogni modo, cercheremo di far emergere i punti salienti della discussione, ricca di ricordi, ma anche di fatti che non invitano, bensì costringono a riflettere. 

L’incontro inizia con il racconto di Andrea Saletti circa la nascita dell’attuale legame tra il Comitato ed il Myanmar, che tuttora persiste. La sua esperienza nasce da un progetto per la sovvenzione di un ospedale dedicato al ricovero per i malati di HIV in Birmania – argomento tabù nel precedente regime militare – nato dalla volontà di una donna del luogo, arrestata poi per aver denunciato la piaga dell’AIDS e per l’appoggio ad Aung San Suu Kyi. E già da questo racconto iniziamo a capire la natura delle tensioni esistenti nel paese. 

A seguire, con magistrale chiarezza ed esaustività, Albertina Soliani ha riportato quello che sta avvenendo attualmente in Birmania, non solo dal punto di vista politico, ma anche quotidiano: le sfide, la sofferenza e il dramma che la popolazione e gli oppositori arrestati stanno vivendo; ma anche il coraggio, la voglia di resistere e di vanificare non violentemente i tentativi dei militari di portare avanti questa soppressione della democrazia.

Medici, lavoratori del settore pubblico, e non solo, sono tutti in sciopero, gli uni al fianco degli altri in un’unità nuova, non sperimentata prima, con la speranza che si affermi, un giorno, il governo democraticamente eletto: il Governo di Unità Nazionale del Myanmar (definito “governo-ombra” dai media, perché i suoi ministri non sanno nemmeno in quale parte del paese si trovi l’altro. Collaborano a distanza, nel buio, seguendo una narrativa che ci ricorda molto la nostra Resistenza).  

Aung San Suu Kyi ha vinto le recenti elezioni (fine 2020), mentre il partito militare (Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione – USDP) è stato pesantemente sconfitto. Una sconfitta che brucia, una sconfitta che fa paura e che fa temere il declino del potere, dell’influenza e dei privilegi di cui gode l’apparato militare. In particolare, del capo dell’esercito Min Aung Hlaing, già perseguito dalla CIG per il massacro dei Rohingya. Questa è una delle motivazioni del golpe (giustificato da Min Aung Hlaing per presunta frode elettorale, smentita dal giornalismo internazionale). 

Importante, inoltre, è stata la spiegazione del tanto discusso “silenzio” di Aung San Suu Kyi sulla questione del genocidio dei Rohingya: Soliani ha mostrato la faccia della medaglia di cui i media non si sono occupati. In particolare, ci parla di una presa di coscienza mai avvenuta prima da parte dei birmani nei confronti della minoranza etnica musulmana: “le armi che i militari usavano contro i Rohingya, ora le usano contro di noi” (da una testimonianza).

Non sta a noi giudicare chi abbia ragione poi, non siamo un tribunale e siamo consapevoli del fatto che ogni fenomeno è complesso ed influenzato da molteplici fattori, perciò, vi invitiamo ad informarvi (online si può trovare lo script in lingua inglese del processo fatto al Myanmar nel 2019, rappresentato da Aung San Suu Kyi, di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia).

Virginia King, di origine birmana, ma residente in Italia da tanti anni, ci racconta brevemente la sua storia, ci riporta i numeri delle varie comunità birmane nel mondo (impressionanti), per farci capire come il fenomeno in questione riguardi una significativa fetta di popolazione mondiale e come non si tratti semplicemente del caso di un piccolo paesino del sud-est asiatico.

King invita alla mobilitazione, riportando l’esempio della protesta pacifica avvenuta a Milano lo scorso 2 maggio, con tanto di cartelli e del saluto simbolo birmano coi guanti “insanguinati”.  “Abbiamo incoraggiato la disobbedienza civile, non perché sia una strada facile, ma perché è il cammino che porta ad una destinazione sicura”.  (In fondo troverete le pagine Facebook indicate da Virginia che potrete supportare)

Giorgio Beretta, invece, ci parla della scandalosa vicenda dei bossoli prodotti in Italia ritrovati recentemente in Birmania, di cui uno in un’ambulanza, nonostante l’embargo sulle esportazioni militari imposto dall’UE al Myanmar a partire dal 1990 (Legge 9 luglio 1990, n. 185).

La domanda sorge spontanea: come ci sono arrivate le munizioni prodotte da un’azienda italiana fondata nel 2014 in Birmania? Ironicamente, Giorgio Beretta replica con un “paradossalmente sappiamo dove vanno a finire le nostre zucchine, ma delle armi si sa pochissimo”. 

Da qui, inizia a presentarci quelli che potrebbero essere stati gli escamotage adottati dall’azienda italo-francese Cheddite S.r.l. di Livorno per aggirare le norme vigenti, le quali impongono trasparenza in materia di esportazione di armamenti e munizioni.  Per approfondire la questione, vi lasciamo il link all’articolo che, sicuramente, saprà darvi più informazioni di noi. 

Infine, Beretta ricorda anche le visite dei militari birmani (incluso lo stesso Min Aung Hlaing) alle fabbriche produttrici di armi, quali Leonardo e Cheddite: “per numerosi anni l’Italia ha fatto affari con i militari del Myanmar, accolti in grande stile, tra l’altro”. 

A smorzare i toni ci sono anche i ricordi: ricordi circa la bellezza del Myanmar e della spiritualità di un popolo più unico che raro

Cosa possiamo fare noi in qualità di Centro per la Pace, ma, soprattutto, in qualità di società civile? Virginia King ci parla dei numerosi poster di Aung San Suu Kyi appesi ai balconi in diverse città italiane; Albertina Soliani ci parla della mostra fotografica che si terrà a Parma dal 12 maggio al 2 giugno, che potrebbe essere riprodotta in altre città; Mauro Sarasso ci racconta del suo impegno nel perorare la causa dei prigionieri politici. Infatti, è riuscito a portare direttamente la testimonianza di un ragazzo birmano a diversi comuni nel milanese, i quali hanno conferito la cittadinanza onoraria a ben 12 prigionieri politici birmani. 

Basterebbe anche semplicemente parlarne, far conoscere la vicenda alla comunità internazionale, che, come diceva Albertina Soliani, siamo noi

Vi invitiamo caldamente a visualizzare la registrazione dell’evento e, per facilitarvi un po’ le cose, abbiamo suddiviso gli interventi nel caso foste interessati ad argomenti specifici.

Andrea Saletti

BIRMANIA: La democrazia interrotta – Forlì, 5 Maggio 2021 
https://www.youtube.com/watch?v=vC667ds-vHY

  • Andrea Saletti (5’ 42’’ – 12’): Comitato per la lotta contro la fame nel mondo e Myanmar
  • Albertina Soliani (13‘ – 40’): cosa sta succedendo in Myanmar
  • Virginia King (43’- 1h 00’): la comunità birmana nel mondo ed in Italia
  • Giorgio Beretta (1h 03’-1h 23’): la vicenda dei bossoli e probabili escamotage
  • Claudio Casadio (1h 24’ – 1h 30’): riflessioni sul popolo birmano
  • Mauro Sarasso (1h 30’ – 1h 37’): impegno personale e come società civile
  • Albertina Soliani (1h 40’ – 1h 55’): situazione Rohingya
  • Virginia King (1h 57’ – 2h 00’): suddivisione parlamentare in Myanmar
  • Albertina Soliani (2h 01’ – 2h 05’): storia della dittatura in Myanmar dal XX secolo
  • Giorgio Beretta (2h 06’ – 2h 16’): commercio di tipo militare da parte dell’Italia

Eccovi le pagine segnalate da Virginia King:

www.amiciziaitaliabirmania.it

Associazione per l’Amicizia Italia Birmania

Comunità Birmana in Italia

Myanmar Community in Italia

Voci dal Myanmar

Support Myanmar from Italy

Ciao Myanmar

Condividi su Facebook

Articoli recenti:

Richiesta di ammissione a socio

Modulo da compilare in ogni sua parte.
Una volta inviato riceverete una mail con il modulo pronto
per essere firmato e reinviato (o consegnato direttamente).